Beghe e bugie
sui migranti

Per gestire un fenomeno globale come l’immigrazione non sono più sufficienti le politiche nazionali. Figurarsi quelle locali. Di fronte alla portata dei drammi che si stanno consumando sull’altra sponda del Mediterraneo, è davvero triste la polemica che si è innescata con le minacce del governatore lombardo Maroni di tagliare fondi a quei Comuni che dovessero accogliere nuovi migranti sbarcati sulle coste italiane.

L’istituzione Regione rappresenta anche quei Comuni e non può essere piegata a logiche politiche di parte. La risposta del premier Renzi non si è fatta attendere: ha promesso un allentamento del patto di stabilità agli enti locali aperti all’ospitalità. Peraltro ieri il viceministro degli Interni Filippo Bubbico ha chiarito che l’offerta è la conferma dell’esenzione dal patto già prevista da un decreto legge del 2014.

Nessuna novità insomma. Ma il sapore di questa polemica è davvero amaro. Conta più la corsa ad accaparrarsi i consensi dei territori dopo l’esito delle elezioni regionali e in vista dei ballottaggi comunali che dare risposte civili ed efficaci a un dramma umanitario che si consuma in un clima ingrigito e incattivito dalla crisi economica e sociale. In questi momenti la politica dovrebbe anche aiutare ad alzare lo sguardo e invece assistiamo a una sorta di mercanteggiamento, anche nell’uso dei termini: dalle «quote» ai finanziamenti.

In questa partita mediatica non poteva mancare la sortita di Forza Italia, che per voce del suo capogruppo al Senato Paolo Romani invoca la soluzione militare: «Andiamo a prendere le barche prima che partano, possiamo affondarle in mare». Un dibattito davvero di basso profilo, nel quale ognuno dice la sua senza prendersi la responsabilità delle conseguenze delle azioni reclamate, in un conflitto istituzionale (con la Lega che arriva ad annunciare l’occupazione delle prefetture) che indebolisce l’azione politica e l’immagine dell’Italia. Prendiamo ad esempio la risposta militare: siamo disposti a pagare le conseguenze in termini di vite umane perse che comporta questa azione? I barconi andrebbero affondati in Libia, con la prevedibile reazione delle bande terroriste che infestano i litorali e gestiscono il traffico: siamo pronti a gestire questo conflitto?

Proprio ieri l’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha reso noto i dati sugli sbarchi nel Mediterraneo da inizio anno: 54 mila migranti sono arrivati in Italia (con un incremento del 15% rispetto al 2014) e 48 mila in Grecia. Sono oltre 7.500 i Comuni italiani che non hanno dato un segno concreto di accoglienza, a fronte dei 500 che hanno agito. I fondi vengono coordinati dalle prefetture e in Lombardia buona parte dell’accoglienza peraltro è gestita dagli enti non profit e non dalle amministrazioni locali.

Non si capisce a quali finanziamenti Maroni si riferisce quando minaccia tagli. Ma tant’è: la sua uscita ha raggiunto l’obiettivo di fare notizia. Aggiungendo confusione a confusione, il governatore ha anche rimarcato che la Lombardia già registra la presenza del maggior numero di immigrati in Italia. Ma si tratta in prevalenza di persone economicamente integrate, residenti sul nostro territorio da anni e anche di seconda generazione. Sono quei «nuovi italiani» che nel 2014 hanno prodotto l’8,8% della ricchezza nazionale (Pil). E la nostra regione in più è quella col maggior numero di imprese avviate da residenti non comunitari (18,6% del totale nazionale). I fatti non bastano a bucare la cortina distorcente della percezione e della propaganda. In attesa che l’Europa finalmente esca dall’ignavia e dall’immobilismo, almeno si evitino conflitti fra istituzioni, dalle quali ci aspettiamo invece risposte praticabili ai problemi. E non i giochetti dello scaricabarile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA