Atalanta riprovaci
e i tifosi tutti in piedi

Raramente ho visto una squadra dominare così tanto, come l’Atalanta contro il Copenaghen. E altrettanto raramente ho visto quella squadra dominare, e alla fine perdere. La doppia partita di Europa League, che tanto sta facendo intristire i bergamaschi, mi ha ricordato una partita dei Mondiali di Italia ’90, Svezia-Costarica. Noi della Svezia dominammo, ma finì 1-2 per i nostri avversari. Una partita che se si fosse giocata cento volte, l’avremmo persa forse una volta. Capitò proprio quella. Io penso che l’Atalanta in questa sfida abbia fatto come la mia Svezia di 28 anni fa: ha dominato, ma proprio dominato.

Avrebbe meritato di vincere. Si è dimostrata nettamente superiore agli avversari. Ma alla fine ha perso. Nello sport capita, a volte, che il più debole vinca sul più forte. È capitato questa volta, ma quello che voglio dire agli sportivi e a chi vuol bene all’Atalanta è che non bisogna farne un dramma. Certo, anche io sono triste. E mi ha quasi commosso incontrare all’aeroporto di Orio, mentre partivo, una ventina di tifosi che erano appena arrivati dalla trasferta e che a loro volta stavano partendo, distrutti per la fatica e per la tristezza, per le vacanze. Chiedevano a me: «Ma Glenn, com’è possibile?». Purtroppo, è possibile. E il rammarico quasi cresce pensando che alla squadra non si possa rimproverare praticamente niente. Sia all’andata che al ritorno l’Atalanta ha fatto tantissimo più del Copenaghen. Si è trattato certo di qualche errore, ma anche di tanta, tanta sfortuna. Pareva, a un certo punto, che il Copenaghen avesse capito che solo andando ai rigori avrebbe avuto una possibilità di passare il turno. E così è avvenuto. Ho parlato con diverse persone che mi hanno chiamato dalla Danimarca, e persino loro in queste ore quasi non riescono a credere di aver passato il turno dopo aver giocato due partite così. Intendiamoci. Sono stato diverse volte allo stadio di Copenaghen per la mia attività di commentatore, e so che non è uno stadio facile. Ho visto alcune tra le migliori squadre d’Europa fare fatica, ma tanta, su quel campo. Perché il Copenaghen non avrà tante armi, ma quelle che ha le sa usare bene. E infatti se l’è cavata.

L’unica cosa sulla quale mi resta un pizzico di rammarico è la serie dei rigori. Ovviamente, i rigori li tira chi se la sente di più. Ma quando ho visto su Cornelius la responsabilità dell’ultimo tiro, ho avuto un brivido. Non per sfiducia o pregiudizio su Cornelius. Ma solo perché quello era stato il suo stadio, quelli i suoi tifosi, quello il suo campo. E ritrovarsi a tirare un rigore decisivo può essere emotivamente una cosa molto, molto difficile da affrontare. In quel senso lì dico: forse era meglio dare a Cornelius un tiro precedente, e affidare l’ultimo rigore a un compagno più «freddo». Però dico questo senza sapere come sono andate le cose: magari Cornelius si è detto tranquillo e sicuro, e ha voluto tirare il quinto. A quel punto, bene hanno fatto ad affidarglielo. E adesso? Adesso due cose, aggiungo. La prima: Bergamo non è arrabbiata (io me li ricordo come sono i tifosi dell’Atalanta quando si arrabbiano...), ma triste. Perché sa che la sua squadra ha fatto tutto quel che poteva, per passare il turno. Ed è triste perché l’Europa per l’Atalanta non è più un’eccezione: abbiamo capito che ci possiamo stare anche noi. Quindi, tanto vale riprovarci, data la rosa competitiva che la società ha costruito. Ma adesso, ed è l’ultima cosa che dico, questa squadra ha bisogno di una carezza, per ripartire. E quella carezza la possono dare solo i tifosi. Sogno, domenica, uno stadio pieno, tutta la gente in piedi, all’inizio, a salutare e consolare questi ragazzi. Sarebbe una spinta gigantesca, per l’Atalanta. Sono già sicuro che succederà.

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