Animali umanizzati
Offesa alla persona

Da tempo i ricercatori stanno perseguendo la possibilità di produrre animali «umanizzati» al fine di avere organi a disposizione per i trapianti nell’uomo e colmare così la discrepanza tra la richiesta e la disponibilità di organi umani da cadaveri o da viventi. Si è arrivati, perciò, ad allevare animali transgenici, cioè animali (come il maiale) nei quali sono stati inoculati geni umani al fine di rendere gli organi animali più compatibili con il sistema immunitario umano che inevitabilmente li avrebbe rigettati. Questi xenotrapianti, però, non sono mai partiti per via delle possibili complicazioni che questa tecnica avrebbe potuto determinare (trasferimento di malattie dall’animale all’uomo, possibilità di trasmette alla discendenza i geni inoculati, ecc.).

Ci si è orientati perciò, sfruttando le potenzialità delle cellule staminali, verso la produzione di embrioni di animali all’interno dei quali trasferire cellule staminali umane, indotte in laboratorio a diventare pluripotenti, simili a quelle embrionali - ma che embrioni umani si ritiene non diventeranno mai – al fine di guidare all’interno dell’embrione animale la formazione di organi «umanizzati» da utilizzare per i trapianti. Si tratta della tecnica che è già stata utilizzata qualche anno fa per ottenere chimere maiale-uomo, la stessa, di cui si è dato annuncio in questi giorni, che è stata usata per creare embrioni ibridi pecora-uomo, risultando gli embrioni di pecora attecchire molto più facilmente rispetto a quelli di maiale.

Non si è trattato dunque di mettere insieme embrioni umani e embrioni di pecora ma di sostituire alcune cellule dell’embrione di pecora con cellule staminali umane nella percentuale, è stato detto, di una cellula staminale umana su 10.000 delle embrionali della pecora. La realizzazione di un tale chimerismo solleva indubbiamente alcuni problemi etici che non possono non essere presi in considerazione se si intendesse proseguire su questa strada che rimane comunque ancora molto dubbia circa la possibilità di raggiungere l’obiettivo sperato.

Un problema rilevante è quello che, se anche le cellule staminali umane andassero a localizzarsi nella «nicchia» dove si va a determinare l’organogenesi dell’embrione di pecora, non è detto che non vadano a raggiungere anche altri tessuti e organi. E se si creassero delle chimere animale/uomo contenenti cellule neurali umane o partecipassero allo sviluppo della linea germinale sarebbe preoccupante, come si può immaginare. In altre parole, sebbene l’obiettivo è quello di generare organi ben precisi sostituendo la funzione delle cellule embrionali animali, non si può escludere il contributo delle cellule staminali umane inserite allo sviluppo di vari tessuti, diversi dall’organo umano che si voleva produrre, tessuti neurali e tessuti germinali appunto. Per scoprire quello che può venire a determinarsi bisognerà che questi embrioni vengano portati allo sviluppo e alla nascita ma la posta in gioco circa quello che può succedere è troppo grande per aspettare di vedere «che succede».

Proprio per questo già nel 2016 l’Nih, i prestigiosi Istituti nazionali di ricerca degli Usa, avevano raccomandato una moratoria su queste tipo di ricerche finalizzate a produrre chimere uomo-animale, nell’attesa di capire meglio quello che potrebbe succedere, moratoria che evidentemente non è stata accettata da tutti i ricercatori. Dal punto di vista della posizione del magistero cattolico questi tentativi di ibridazione sono stati considerati in modo negativo in Dignitas personae (n. 33) perché ritenuti «un’offesa alla dignità dell’essere umano, a causa della mescolanza di elementi genetici umani ed animali capaci di turbare l’identità specifica dell’uomo».

*Direttore dell’Istituto di Bioetica e Medical Humanities Università Cattolica

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