Alla fine anche
l’algoritmo si emoziona

«Questa immagine contiene materiale sensibile». Con questa stringata spiegazione Twitter ha bloccato la pubblicazione della copertina de L’Eco di Bergamo di venerdì 25 maggio. Il «materiale sensibile «scovato dall’insensibile algoritmo del social network è il passaggio della salma di Papa Giovanni XXIII di fronte al santuario dell’Addolorata in borgo Santa Caterina. Una fotografia iconica, che rimarrà scolpita nella storia di questo giornale e soprattutto negli occhi di chi ha partecipato con emozione al ritorno di Papa Roncalli nella sua terra.

Proprio dalla rete di Twitter quella stessa emozione si è riverberata in tutto il web attraverso gli scatti postati da migliaia di bergamaschi e retwittati in ogni angolo del pianeta, dove il nome di Papa Giovanni XXIII è familiare. Negli Stati Uniti hanno seguito la diretta video sulla pagina Facebook de L’Eco, sono arrivati commenti da fedeli boliviani, argentini, francesi, oltre alle migliaia di post dei bergamaschi che di fronte allo schermo del pc e degli smartphone hanno potuto partecipare al primo giorno della peregrinatio. Loro un cuore ce l’hanno, l’algoritmo no. In questo caso, emblematico, la migliore qualità del modello matematico rivela il suo limite più grande: non pensa e quindi non si emoziona. Forte di questo vincolo sa far bene quello per cui è progettato, aiutando la società a svolgere compiti altrimenti impossibili. In medicina, ad esempio, i ricercatori studiano nuove cure a malattie letali fino a pochi anni fa, creano protesi che imparano gli stessi movimenti di un arto vero oppure pacemaker che si autoprogrammano e durano una vita intera. Senza gli algoritmi sarebbe impossibile, perfino per un luminare, impegnarsi in questi calcoli in tempo reale e senza margini di errore. L’impatto sulla vita delle persone è decisivo anche in settori come l’istruzione, l’economia, l’industria. L’altra faccia della medaglia è lo sviluppo non per l’uomo, ma a discapito dell’uomo, su cui incombe lo spettro dei robot, che la narrazione apocalittica descrive come concorrenti imbattibili in un mercato del lavoro dominato dalla tecnologia.

Qual è la via di mezzo tra l’entusiasmo e le paure nei confronti del futuro verso cui stiamo correndo? In una lettera firmata dai fratelli Wright, gli inventori del volo umano, si legge: «L’abilità del pilota prevarrà sempre sulle soluzioni della macchina». Già allora, oltre 100 anni fa, si discuteva del grado di autonomia che gli uomini dovevano lasciare alla tecnologia. Oggi impazzirebbero di fronte agli spazi lasciati senza controllo, gestiti in modo autonomo dai modelli computazionali. Come scrivevano i due pionieri, l’uomo deve rimanere sempre al centro, alla guida del processo di innovazione, perché ha il compito più difficile, cioè pensare. «Cos’è la tradizione? – si chiedeva lo stesso Papa Giovanni XXIII durante il Concilio vaticano II – È il progresso che è stato fatto ieri, come il progresso che noi dobbiamo fare oggi costituirà la tradizione di domani». Il progresso che noi, donne e uomini, dobbiamo fare e non lasciar fare alle macchine. Con la forza dell’emozione e dello stupore. Magari sfidando l’algoritmo su un terreno a lui sconosciuto e convincerlo di aver sbagliato. Noi ce l’abbiamo fatta: in serata abbiamo provato a ripubblicare la fotografia della copertina in un thread con le principali notizie dedicate alla peregrinatio del Papa, in mezzo alle foto della splendida accoglienza di Bergamo e con il chiaro hashtag #GiovanniXXIII. Dopo le centinaia di scatti postati negli ultimi due giorni l’algoritmo non ha più bloccato la pubblicazione. Poche ore dopo lo «sgarbo», di fronte al nome del Papa Buono, ha ritrovato un po’ di sensibilità.

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