Addio all’Eta, l’ultimo
terrorismo europeo

A 59 anni dalla sua nascita, nel disinteresse generale del mondo a parte la Spagna, l’Eta (acronimo di Euskadi Ta Askatasuna, Paese basco e libertà), l’organizzazione separatista terroristica di matrice leninista che rivendicava l’indipendenza basca e la creazione di uno stato totalitario socialista denominato Euskal Herria, ha cessato di esistere. Era l’ultima banda terroristica politica presente in Europa, come le Brigate Rosse e Prima Linea in Italia, la Bader Meinhoff in Germania, il terrorismo nordirlandese, quello corso e via dicendo. In una cerimonia internazionale a Cambo-les-Bains, sui Pirenei, quel che resto del gruppo ha formalizzato il proprio addio alle armi, avvenuto di fatto già nel 2011. Era anche l’ultimo rimasuglio della follia omicida nata dalle teorie comuniste e marxiste che ha insanguinato il mondo con milioni di morti.

L’Eta costituiva una delle organizzazioni più feroci, con la sua lunga scia di sangue seminata in attentati in tutta la Spagna a partire dagli anni Sessanta. Un bilancio di morte orrendo, con 853 morti e oltre seimila feriti (queste sono le cifre certificate dal ministero degli Interni spagnolo), tra cui molti rimasti deturpati o disabili a vita. Senza contare i sequestri e le estorsioni che servirono a finanziare il gruppo. Il primo attentato dell’Eta avviene il 7 giugno del 1968, quando è stata uccisa la guardia civile José Pardines; il 2 agosto dello stesso anno verrà assassinato Melitón Manzanas dirigente della Brigada Social (polizia politica) di Guipúzcoa. L’omicidio eccellente dell’Eta era stato commesso certamente il 20 dicembre 1973, con l’assassinio a Madrid dell’ammiraglio Luis Carrero Blanco, capo del governo spagnolo e successore designato del generale Francisco Franco, che aveva cancellato nel lontano 1942 l’autonomia basca. Con lui erano morti l’autista ed un agente di scorta. La tecnica dell’attentato è quella dell’utilizzo di una potentissima carica esplosiva piazzata in un tunnel sotto il livello della strada. Tecnica poi utilizzata dai mafiosi a Capaci per eliminare Falcone.

Il gruppo ha continuato a mietere morte per decenni. Gli ultimi attentati mortali addebitati all’Eta sono stati l’uccisione, il primo dicembre del 2007, delle due guardie civili Fernando Trapero e Raúl Centeno e dell’imprenditore Ignacio Uría Mendizábal, 71 anni, proprietario e fondatore dell’impresa Altuna y Uría, che era impegnata nella costruzione della ferrovia ad alta velocità nei Paesi Baschi, avvenuto il 5 dicembre 2008 e, infine, di Isaías Carrasco, ex consigliere comunale del Partito Socialista Basco, assassinato a sangue freddo il 7 marzo 2008 fuori dalla sua abitazione a Mondragón, nei Paesi Baschi.

Dunque non c’è che gioire per il funerale dell’Eta, poiché, a parte le ragioni umanitarie, le vittime di questa follia non sono servite assolutamente a nulla, visto che il sogno separatista e ideologico apparteneva a pochi, pochissimi (a differenza della Catalogna) che si arrogavano la rappresentanza di molti e che la violenza in alcun modo ha mai giustificato qualunque spinta separatista.

Per loro valeva il grido unito della gente ai funerali delle vittime: «Non sono baschi, sono assassini». Ora è il momento della riconciliazione, e forse anche del perdono (ci sono trecento detenuti nelle prigioni spagnole). Ma solo a condizione che i prigionieri, molti dei quali hanno scontato pene di oltre trent’anni siano davvero disposti a pentirsi e a riconoscere la follia di qualunque atto terroristico. In questo la Chiesa spagnola è chiamata a favorire questo processo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA