V&V va oltre la camicia:
rilancia il marchio J.W. Raily

Le camicie Sonrisa restano lo zoccolo duro, perché la famiglia Valoti ci tiene a sottolinearlo: «Noi nasciamo come camiciai e restiamo tali», ma al Pitti Uomo di Firenze la V&V Italian Style di Alzano Lombardo ha spinto anche su un marchio che nelle prime stagioni produceva solo pantaloni.

Le camicie Sonrisa restano lo zoccolo duro, perché la famiglia Valoti ci tiene a sottolinearlo: «Noi nasciamo come camiciai e restiamo tali», ma al Pitti Uomo di Firenze, che si è chiuso ieri dopo quattro giorni di maratona tra eventi, presentazioni e lanci di nuovi brand, la V&V Italian Style di Alzano Lombardo ha spinto anche su un marchio che nelle prime stagioni produceva solo pantaloni.

«Abbiamo acquistato J.W. Raily cinque anni fa da un’azienda statunitense e proprio per il prossimo autunno-inverno abbiamo presentato una collezione completa» spiega Monica Valoti che, con i cugini Luca e Luigi, porta avanti la tradizione di famiglia. Per J.W. Raily si parla infatti ora di un total look completo di pantaloni, giacche, gilet, maglie e giubbini in piuma d’oca.

«Ci occupiamo internamente di tutto l’ufficio stile del marchio che si è ampliato con oltre sei giacche, tre piumini e un’ampia collezione di maglieria e pantaloni - continua Monica -. Il tutto è realizzato in Italia e in particolare i pantaloni sono prodotti in un laboratorio bergamasco, la maglieria in una realtà di Perugia. Resta confermato comunque il prodotto nazionale, con il valore aggiunto del nostro ufficio stile che si occupa anche della ricerca dei materiali».

Ma c’è di più: dopo che con Sonrisa l’azienda di Alzano si è radicata sul territorio con la fiducia di rivenditori e clienti internazionali, ora la V&V vuole proporsi con questa collezione più ampia di J.W. e andare a caccia di nuove imprese, soprattutto estere: «Il 70% del fatturato 2013 è realizzato in Italia, ma proprio per il 2014 abbiamo inserito nuovi agenti sull’Europa, in Scandinavia, Belgio, Olanda e Spagna. Inoltre puntiamo su Russia e Giappone, con i primi segnali anche dagli Stati Uniti».

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