Economia / Bergamo Città
Lunedì 22 Giugno 2015
Tute blu, 2.500 licenziamenti in 5 mesi
Fiom: «Lombardia, la febbre resta alta»
Tute blu, 2.500 licenziamenti in Lombardia nei primi cinque mesi del 2015, 388 a maggio. Fiom: «La febbre rimane alta».
Nello scorso mese di maggio in Lombardia sono stati messi in mobilità 388 lavoratori del settore metalmeccanico. Dall’inizio dell’anno sono 2503 i licenziamenti tra le tute blu (dato riferito alla media e grande impresa di dodici comprensori, sostanzialmente equivalente a quello registrato 365 giorni fa).
Le cifre parlano dunque di una sostanziale flessione, sia rispetto al mese di aprile 2015 (502 licenziamenti), sia rispetto all’anno precedente, quando a perdere il lavoro furono in 739 tra operai e impiegati. Tra le province più colpite spicca ancora una volta Milano, che ingloba più della metà dei licenziati ed è in linea con le cifre del 2014.
Pagano dazio anche i territori di Pavia (43) e Monza Brianza (47), dove comunque i licenziamenti si sono dimezzati in raffronto allo stesso periodo del 2014. In calo il ricorso alla messa in mobilità a Bergamo (17, appena il 4% rispetto al numero complessivo) e Brescia (10, in percentuale il 2,58% sul dato d’insieme). A Mantova si è registrato anche un aumento dei licenziamenti rispetto alle stime del 2014.
«Qual è la chiave di lettura da dare al calo nel rapporto mese su mese e al sostanziale pareggio anno su anno? Di sicuro si è raggiunto un livello di stabilizzazione per quanto riguarda il ricorso alla messa in mobilità e alla cassa integrazione, cui però non fa da contraltare un aumento dell’occupazione. Altro che fuoriuscita dalla crisi, la febbre rimane alta. Se è vero che il ricorso agli ammortizzatori sociali si è allineato nell’arco del biennio, lo stesso non si può dire dell’andamento della disoccupazione e della crescita», osserva Mirco Rota, segretario generale della Fim Cgil Lombardia.
«Senza misure eccezionali non si può far fronte alla crisi, che sta impoverendo i nostri territori. Ecco perché riteniamo sia utile investire risorse per i più deboli, ecco perché abbiamo insistito sul rifinanziamento della legge regionale sui contratti di solidarietà, ecco perché bisogna spingere sull’acceleratore per fare approvare la legge sul reddito di cittadinanza, quale sostegno per i più giovani che pagano pesantemente le conseguenze della crisi», aggiunge Rota.
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