Troppi nitrati da concime allevamenti da dimezzare

Agricoltori e allevatori sono sul piede di guerra contro l’applicazione - ormai non più rinviabile - della direttiva europea 676 del 1991 sui nitrati: la disposizione comunitaria richiede una riduzione drastica degli apporti di azoto (nitrati, ndr) derivanti dalle deiezioni animali utilizzate da sempre come fertilizzanti in agricoltura, ma inquinanti.

La percezione del malumore che serpeggia tra allevamenti e aziende agricole si è avuta a Romano, nell’auditorium della Banca di credito cooperativo di Calcio e Covo, dove più di 200 agricoltori hanno ascoltato la relazione tecnica dell’agronomo Emanuele Cattaneo, dello studio associato Agrigea, durante l’incontro organizzato dall’Associazione bergamasca imprese agromeccaniche (Abia).

«I politici abbiano il coraggio di dirci che dobbiamo chiudere le nostre aziende», hanno detto più coltivatori. Un allarme in parte confortato dai numeri della relazione, che ha addirittura indicato – nel caso in cui la direttiva dovesse essere subito applicata alla lettera – la possibilità che i capi di bestiame vengano ridotti del 50% per poter rispettare le nuove disposizioni.

«La direttiva del 1991 aveva chiesto alle Regioni degli Stati membri, di definire le cosiddette zone vulnerabili, ovvero a rischio di inquinamento a causa dei nitrati (pericolosi in particolare per le falde acquifere), entro le quali non si può superare la produzione di 170 chilogrammi di azoto per ettaro di campo agricolo – ha spiegato Cattaneo –. Abbiamo accumulato un ritardo di 15 anni sulla direttiva e quindi nel 2006 l’Ue ha avviato una procedura di messa in mora nei confronti dell’Italia».

A quel punto è scattato il decreto interministeriale sugli «effluenti da allevamento». Poi due leggi regionali, a ottobre e novembre dell’anno scorso, hanno individuato, in applicazione della direttiva, nuove aree vulnerabili sul risanamento delle acque in relazione ai nitrati. Il territorio bergamasco considerato vulnerabile comprende più di quaranta Comuni, tra bassa e media pianura orientale, oltre ad Alzano e Seriate, dove l’azoto prodotto dal letame sparso sui campi non può superare i 170 chilogrammi per ettaro in un anno, a fronte del limite attuale che in molte zone si manteneva ancora sui 340 chilogrammi per ettaro: un duro colpo per l’80% circa delle aziende zootecniche bergamasche.

(25/01/2007)

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