
Economia
Giovedì 08 Gennaio 2009
Tessile, la Imec investe per restare nel suo paese
Entro l’anno nuovo stabilimento sempre a Carvico. Si consolida la presenza: l’attuale sede è in affitto
Quando il gruppo Zambaiti ha acquistato, poco più di tre anni fa la Imec dal gruppo Carvico era infatti stato concordato che l’azienda specializzata in lingerie, costumi da bagno e corsetteria sarebbe rimasta per alcuni anni in affitto nello stabilimento del quale il gruppo Carvico ha mantenuto la proprietà.
«Un’ipotesi inizialmente presa in considerazione è stata quella di un trasferimento a Stezzano, dove erano già disponibili spazi adeguati, ma dato che su 70 dipendenti, 50 sono della zona e 20 abitano subito al di là del ponte, il trasferimento avrebbe comportato il rischio di perdere professionalità e persone che hanno sempre mostrato un grande attaccamento all’azienda» - spiega Fabio Micheli, presidente della Tex Zeta, la società alla quale, a seguito di un’incorporazione, fa ora capo il marchio Imec. Così è iniziata la ricerca di una soluzione in zona, possibilmente sempre a Carvico.
Dopo avere valutato varie ipotesi, alla fine è stato deciso di realizzare uno stabilimento ex novo su un terreno di 12 mila metri quadrati, che è addirittura lungo la stessa strada dell’attuale, via don Pedrinelli, anche se più spostato verso il confine con Terno d’Isola. Poi è iniziato l’iter burocratico condotto attraverso la strada dello Suap - Sportello Unico Attività Produttive, che prevede in sintesi una conferenza di servizi di tutti gli enti che devono esprimere un parere autorizzativo.
Lo Suap, strumento introdotto da un decreto del 1998 per semplificare l’iter delle autorizzazioni, non ha avuto un utilizzo diffuso. «Nel comune di Carvico è stata la prima volta - dice Micheli, che oltre ad essere presidente ha funzioni di amministratore delegato nel consiglio della Tex Zeta dove è affiancato da Angelo e Ferruccio Zambaiti -. Abbiamo presentato la domanda il 12 dicembre 2007, la conferenza di servizi si è tenuta il 25 ottobre 2008 e lo scorso 23 dicembre c’è stata l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio comunale. In tutto un anno. Bisogna anche dare atto al sindaco (Attilio Bolognini Ndr) di avere appoggiato il progetto che ci permette di mantenere a Carvico l’azienda e le persone che vi lavorano. Credo che sia un caso positivo di convergenza d’interesse da parte di tutti».
Tra pochi giorni verrà quindi aperto il cantiere per la realizzazione del nuovo stabilimento, da circa 7 mila metri quadrati, che dovrebbe essere completato per il trasferimento dell’attività entro fine anno.
L’operazione complessivamente ha un valore di circa 6 milioni di euro e sarà svolta in leasing. «In questo modo nel passaggio dall’attuale azienda dove paghiamo l’affitto alla nuova non ci sarà un appesantimento del conto economico» - sottolinea Micheli che con la riorganizzazione avviata dopo il cambio di proprietà nel giro di un anno e mezzo ha riportato, come da obiettivo, i conti in pareggio già nel 2007.
Progetti per consolidare la presenza nel territorio sono in questa congiuntura anche un segno di fiducia. «Non si può far finta che la situazione non sia preoccupante - osserva Micheli -. Però sono convinto che dalla crisi si esce, se si continua a lavorare bene, senza fare passi troppo lunghi. Il mercato ci riconosce qualità e servizio: questo è importante e aiuta avere un «brand» come Imec, di nicchia, ma molto apprezzato».
Imec è il marchio principale per corsetteria, pigiameria, e mare donna della Tex Zeta - società attualmente controllata per il 50% da Zambaiti Parati, per il 25% dallo stesso Micheli e per il restante 25% dalla moglie Elena Zambaiti - alla quale fanno capo anche Jàloe (pigiami da donna), Peach Tree (linea giovane), Blumsfield (pigiami uomo), Franca von Wunster (abbigliamento mare) e dal gennaio 2007 in licenza anche Anne Gaddes, per lingerie notte.
«Il 2008 si è chiuso con un fatturato di 13 milioni di euro stabile rispetto al 2007, un risultato che in questa situazione di mercato è più che apprezzabile - spiega Micheli -. Attualmente il nostro giro d’affari è legato per il 40% alla corsetteria, per il 38% alla pigiameria e per il 22% al settore mare. È su quest’ultimo comparto in particolare che puntiamo per la crescita, dato che si tratta di un mercato ancora in espansione. Pensiamo inoltre che sia giunto il momento di sviluppare il mercato estero, in particolare i mercati dell’Est e quelli arabi: al momento la quota export rappresenta il 6% del fatturato».
(08/01/2008)
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