Telgate, la Carrier chiude i battenti
I suoi dipendenti passano alla Cam

Messa in ginocchio dalla Cina, la Carrier, ha trovato uno sbocco soddisfacente per chiudere – si fa per dire – in bellezza, salvando il posto di lavoro ai suoi dipendenti. L’azienda di Telgate, produttrice di articoli per la prima infanzia, che aveva annunciato la chiusura il 10 maggio, ha concluso nel migliore di modi la vicenda delle 24 mobilità.
Sabato 27 maggio, la Carrier ha firmato un accordo con la Cam, anch’essa con sede legale a Telgate e anch’essa specializzata in prodotti per l’infanzia come passeggini e fasciatoi: con l’accordo, la Cam si impegna ad assumente subito 19 dei 24 dipendenti a rischio entro il 19 di giugno prossimo.
Per una impiegata che lavorava a tempo pieno l’assunzione avverrà in un secondo momento.
Per altre due a part time l’azienda sta pensando ad una soluzione diversa, mentre un lavoratore si era già dimesso (la ventiquattresima lavoratrice è la coniuge del proprietario).
La Cam, inoltre, ritirerà i macchinari.
”E’ stata un’operazione intelligente” ha commentato Angelo Petrò che segue l’azienda per la FIOM-CGIL. “Non vanno, infatti, a perdersi posti di lavoro e professionalità acquisite in anni di esperienza dai lavoratori Carrier, soprattutto donne e dipendenti stranieri. Né la produzione si allontana dal territorio. Per questo siamo soddisfatti”.
All’origine della chiusura della Carrier, che lavorava come terzista soprattutto per la Chicco, c’è l’azzeramento degli ordini, causato dalla scelta dei grandi gruppi di produrre all’estero, in primo luogo in Cina.

(30/05/2006)

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