«Stop alle consegne massacranti»
La protesta dei «fattorini» di Amazon

Problemi fra lunedì e martedì per la consegna in Lombardia, Bergamasca compresa, dei pacchi Amazon. I «driver», ossia gli autotrasportatori che portano nelle case i prodotti acquistati on line attraverso la piattaforma del colosso e-commerce, si sono fermati per 48 ore e ieri, a Milano, hanno protestato di fronte al suo quartier generale.

Secondo i sindacati di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uil-Trasporti sono stati 1.200 a incrociare le braccia a livello lombardo di cui 300 in Bergamasca. Il motivo: denunciare « i carichi di lavoro a cui sono sottoposti i driver che tutti i giorni consegnano i pacchi nelle case dei consumatori digitali». Si parla « di un numero che arriva anche al doppio di quelli che mediamente consegna un driver» pari a circa 70-80. «Un sovraccarico che mette a rischio la sicurezza dei lavoratori e la qualità del servizio offerto». Queste proteste arrivano dopo quelle che avevano riguardato più da vicino il centro di smistamento appena aperto da Amazon a Casirate dove, avevano ancora denunciato Nidil-Cgil e Filt-Cgil, è in corso «un alto turn over» fra assunti con contratti di somministrazione a cui, una volta scaduto, non è stato rinnovato.

I «driver» di Amazon sono alle dipendenze di aziende terze a cui vengono appaltati i servizi di consegna: «E il numero di pacchi da consegnare - risponde Amazon- è assegnato in maniera appropriata e si basa sulla densità dell’area in cui devono essere effettuate le consegne, sulle ore di lavoro, sulla distanza che devono percorrere».

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