Sestini presidente, ma senza unanimità

Eletto, ma non all’unanimità. Roberto Sestini resta saldamente (e per il terzo mandato consecutivo) al timone della Camera di commercio ma quello dei franchi tiratori è sport che non si pratica solo negli emicicli della politica. Dopo il polverone dei mesi scorsi, le bellicose dichiarazioni dei cartelli contrapposti sfociate poi nell’intesa sancita dal documento condiviso sulla futura «mission» dell’ente, qualche tossina deve pur essere rimasta negli ingranaggi, ancora da oliare a dovere, che dovranno garantire un futuro senza guerre a Largo Belotti. Certo, la stragrande maggioranza ha rispettato le consegne votando in maniera massiccia per il presidente (alla fine le preferenze raccolte saranno 27 su 32 votanti), ma la stonatura per quei 4 voti mancanti (più la scheda bianca dello stesso Sestini) c’è. E se questi sono i chiari di luna, anche sulla prossima elezione della Giunta, in programma giovedì 3 febbraio, nessuno mette più una mano sul fuoco soprattutto per qualche candidato. Ricordiamoli: Mario Mazzoleni (industria), Ivan Rodeschini (servizi alle imprese), Luigi Trigona (commercio), Francesco Mapelli (agricoltura) e Italo Calegari (artigianato) e dai nuovi ingressi Franco Nicefori (artigianato), Claudio Solenghi (servizi alle imprese) e Maurizio Laini (sindacato dei lavoratori).

Tre i possibili obiettivi degli scontenti: naturalmente Sestini stesso, ma anche i contenuti dell’accordo firmato dalle categorie (non da tutte) o qualche candidato all’esecutivo risultato «indigesto». Sullo sfondo resta anche l’impressione che le due organizzazioni capofila, «garanti» dell’accordo di dicembre, Unione industriali da una parte e Compagnia delle Opere dall’altra, non siano state in grado di aggregare tutti nel loro progetto.Eppure il clima disteso, i volti sorridenti, l’«imprimatur» del presidente della Regione Roberto Formigoni, sembravano favorire una votazione senza sorprese, con tante facce nuove quasi imbarazzate per il loro «primo giorno di scuola», chiamate per nome a farsi riconoscere, proprio attraverso una sorta di appello in classe, dal «membro anziano» Sestini, per la prima volta a contatto con tante matricole.

L’insediamento in Borsa Merci del Consiglio camerale si apriva proprio con le parole del governatore, che dopo aver citato le qualità dell’economia locale («basso tasso di disoccupazione, elevata vocazione all’export, cultura non monoproduttiva che sa cogliere, grazie alla flessibilità, tante occasioni»), per il futuro ha individuato due priorità per il mondo dell’impresa bergamasca: «Da una parte vincere la sfida delle infrastrutture, aggiungendo ai 1200 chilometri dell’attuale rete stradale, collegamenti veloci, diretti, meno congestionati. Dall’altra far leva sul fattore della competitività e dello sviluppo delle imprese: in questa direzione va la Fiera nuova, il polo tecnologico di Dalmine, la politica di internazionalizzazione delle imprese per promuovere il vostro sistema economico e turistico». Formigoni ha anche ricordato l’accordo con il ministero del Welfare sul settore tessile «che ha permesso la riqualificazione di tanti lavoratori: l’impegno della Regione ammonterà a 92 mila euro su un investimento complessivo di 115 mila». Quindi ha preso la parola il vicepresidente Ivan Rodeschini, invitando i consiglieri a votare il presidente uscente, perché «Sestini resta il miglior candidato possibile». Poi la votazione e dopo pochi minuti il verdetto: Sestini rieletto con 27 voti, seguito da Mario Mazzoleni con 3, Andrea Moltrasio con uno e una scheda bianca.

Qualche istante di gelo con Mazzoleni che coglieva l’attimo per sdrammatizzare: «Con Sestini-Collina nessun obiettivo ci è precluso». Applauso liberatorio in sala, ma subito dopo sguardi indagatori scrutano i gruppetti che guadagnano l’uscita: la «pax camerale» è rimandata, almeno fino al 3 febbraio.

(18/01/2005)

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