Anche a Bergamo si registra una forte adesione allo «sciopero del prosciutto», l’iniziativa di protesta promossa dagli allevatori italiani per denunciare lo stato di profonda crisi che sta attraversando il comparto suinicolo. Per contestare la mancata differenziazione del prosciutto di qualità «rispetto al prodotto leggero da macelleria» spiega Coldiretti, la contestazione consiste nella mancata presentazione da parte dei produttori delle certificazione di qualità, impedendo così di fatto che tali animali possano essere certificati Dop .
Al momento nella nostra provincia sono 26 gli allevamenti che hanno aderito allo «sciopero» (circa il 50% della realtà provinciale) con 130.000 suini da ingrasso e 32.400 lattoni. A livello nazionale ha aderito invece il 70,2% delle produzioni destinate al circuito, con 4.684.588 suini grassi e 3.677.603 lattoni.Una rappresentanza degli allevatori di suini bergamaschi ha partecipato martedì 20 maggio a un incontro che si è svolto presso la sede dell’Associazione provinciale allevatori di Reggio Emilia, che ha visto la partecipazione di allevatori, organizzazioni agricole, macellatori e i Consorzi del Prosciutto di Parma e del San Daniele, con l’obiettivo di creare le condizioni affinché la filiera del Dop possa assicurare un’equa remunerazione all’attività di allevamento.
In particolare sono due le richieste principali: «Una precisa distinzione della filiera Dop da altri tipi di produzione spiega Coldiretti Bergamo - e il rafforzamento dell’identificazione e della comunicazione dell’origine italiana del prodotto, affinchè si distingua molto chiaramente rispetto al prodotto straniero, garantendo così una trasparente informazione del consumatore».
(21/05/2008)
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