Revisione delle macchine agricole
Soluzione ponte, tassa mascherata

L’ennesimo rinvio della revisione delle macchine agricole, pensata per migliorare la sicurezza sulle strade che anche i mezzi agricoli percorrono, fa scattare un’altra polemica. Il presidente di Confai, Leonardo Bolis, commenta con amarezza l’ennesima soluzione ponte.

«Sulla revisione delle macchine agricole, a differenza di altri utilizzatori, non siamo fra coloro che esultano, poiché siamo all’ennesimo rinvio, con il solito approccio schizofrenico e con una visione miope di un problema che va affrontato con una revisione del codice della strada e, contemporaneamente, con una modifica delle norme sulla sicurezza del lavoro».

Il presidente di Confai, Leonardo Bolis, commenta con amarezza l’ennesima soluzione ponte che rischia di creare ancora una volta disparità all’interno della filiera agricola e che non affronta in termini costruttivi il tema della revisione.

“Come Confai, siamo stati i primi, fin dal 2009, a schierarci contro un provvedimento che equivale a una tassa mascherata e che genera solo burocrazia, senza alcun risvolto pratico in termini di sicurezza sulla circolazione e sul lavoro nei campi”, prosegue Bolis.

Secondo Confai, la revisione, coinvolgerebbe oltre 1,5 milioni di trattrici agricole, con un aggravio dei costi gestionali per il mondo agricolo di almeno 200 milioni di euro. “Un puro costo – afferma il coordinatore nazionale di Confai, Sandro Cappellini – perché risvolti positivi in termini di circolazione su strada o di sicurezza sul lavoro non se ne riscontrano. Inoltre, una revisione appare difficilmente controllabile, mancando per le macchine agricole un sistema d’iscrizione equivalente al Pra, il Pubblico registro automobilistico”.

La proroga della revisione, insiste Confai, “più che una vittoria è un sintomo di incapacità di armonizzare le norme e individuare una strategia a lungo termine. Con l’aggravante che, attraverso una revisione forzata dei mezzi, qualcuno ritiene di poter incentivare il rinnovo del parco macchine, che in Italia brilla solo per obsolescenza”.

Il rischio, aggiunge l’organizzazione degli agromeccanici e degli agricoltori italiani, è che si adottino ulteriori provvedimenti iniqui e discriminanti nei confronti degli agromeccanici, l’unica categoria ancora in grado di acquistare le trattrici più potenti e le attrezzature più moderne, sostenendo un mercato che vale in Italia 7,5 miliardi di euro. “Infatti, qualcuno ha già proposto di utilizzare le risorse che verranno messe a disposizione degli agricoltori tramite i Programmi di Sviluppo Rurale per finanziare le spese derivanti dalla revisione – prosegue Cappellini – risorse alle quali, con l’attuale normativa, le imprese agromeccaniche non possono accedere”.

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