Resiste l’arte del calzolaio
E cresce la generazione rosa

Gli antichi mestieri rinascono creando nuovi posti di lavoro. È un’esperienza che, a Bergamo (ma non solo), hanno già sperimentato i nuovi calzolai che hanno partecipato all’unico corso italiano «L’arte del calzolaio», che insegna il vecchio lavoro con i nuovi «segreti» al passo con i tempi.

L’idea nasce dall’allora presidente dei calzolai Rino Schinelli (ancora oggi tra i docenti del corso), e prende piede nel 2009 grazie alla disponibilità dell’Unione artigiani di Bergamo. «È necessario avere la spinta giusta, avere voglia di fare questo lavoro - ha spiegato Schinelli - ma durante i corsi questa passione è venuta spesso fuori, al punto che alcuni allievi hanno imparato talmente bene da superare il maestro».

E tra chi ha aperto i propri negozi, «ci sono anche tre donne – ha rilevato Schinelli – una a Colognola, una a Brembate Sopra e l’ultima a Monza». Ogni anno, frequentano i corsi circa 5-6 donne, che mettono su attività «che sembrano boutique», fa notare con soddisfazione il «maestro»calzolaio.

Secondo i dati raccolti dall’Unione artigiani, in Bergamasca si contano 15 nuove attività aperte dai partecipanti ai corsi dal 2009 a oggi. Complessivamente, i partecipanti ai corsi sono stati 139, di cui 61 di Bergamo e provincia che, essendo la sede del corso, ogni anno ha portato in classe il numero maggiore di aspiranti calzolai.

Il lavoro del calzolaio, ha rimarcato Rino Schinelli, è cambiato negli anni. Ma su un punto resta fermo: «Quando sento che ci definiscono ciabattini mi arrabbio», tuona. E se la moda ha portato al boom di scarpe con la suola in gomma, i calzolai si sono «attrezzati» per non restare indietro.

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