Provincia, è allarme nitrati per la zootecnica

La Provincia di Bergamo lancia l’allarme nitrati in conseguenza dell’attuazione di una direttiva comunitaria, che prevede una serie di provvedimenti mirati alla protezione delle acque. Operazioni queste che comportano una ricaduta sul comparto zootecnico orobico e sulle attività agricole, a causa della ridefinizione delle aree vulnerabili da nitrati di origine agricola - e quindi soggette a restrizioni nell’uso di fertilizzanti – e dell’adeguamento del programma di risanamento e tutela delle acque dall’inquinamento causato da nitrati per le aziende in zona vulnerabile.

L’80 per cento delle aziende zootecniche bergamasche stanno dunque correndo un serio rischio di crisi. In particolare la direttiva europea 676 del 1991 prevede che la produzione di azoto (nitrato di origine agricola) derivante dalle deiezioni animali sparse come fertilizzante nei campi, scenda dall’attuale limite di 340 chilogrammi per ettaro coltivato ad un massimo di 170 chilogrammi, dimezzandosi. L’assessore provinciale all’Agricoltura Luigi Pisoni ha lanciato un chiaro allarme. Mentre il presidente della Coldiretti di Bergamo Franco Gatti ha spiegato: «La vicenda porta con sé aspetti tecnici piuttosto complessi. In buona sostanza si tratterebbe di ridurre l’utilizzo delle deiezioni animali che è una pratica tradizionale in agricoltura, oppure di ridurne i loro effetti. Si tratta di obiettivi non facili da raggiungere».

«In base alla nuova normativa - spiega l’assessore Pisoni - i Comuni bergamaschi ritenuti in area vulnerabile dai nitrati sono 49 su 244. Se oggi dovessimo applicare alla lettera la direttiva avremmo un carico eccedente di circa 35 mila bovini e di 108 mila suini a livello provinciale. Bisognerebbe quindi procedere ad una drastica riduzione dei capi di bestiame allevati e dei conseguenti fertilizzanti utilizzati nei campi».
Ma quali possono essere le soluzioni di fronte alle nuove imposizioni? «La Provincia - dice Pisoni - partecipa già ad un gruppo di lavoro regionale. Da un lato ci stiamo muovendo per chiedere una deroga all’Ue, dall’altro bisogna iniziare a pianificare l’adozione di impianti a biogas muniti di tecnologie per l’abbassamento dei tassi di azoto. Ma servirebbero importanti investimenti». (10/01/2007)

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