Protesta pirotecnica all’Auchan - Video
«L’azienda torni subito a trattare»

Ventinove maschere gettate a terra dall’«uomo Auchan». Così i lavoratori del supermercato di via Carducci a Bergamo sabato 9 maggio hanno voluto rappresentare lo stato in cui versano i dipendenti Auchan del capoluogo orobico, interessato dai tagli della multinazionale francese.

Un vero e proprio spettacolo con musica e fumogeni. «Les jeux ne sont pas faits» (i giochi non sono ancora fatti) campeggiava sulla maglietta di Alberto Citerio, segretario generale della Fisascat Cisl di Bergamo, vero animatore del presidio di questa mattina, che ha radunato davanti all’ingresso principale del centro commerciale un centinaio di lavoratori e numerosi «curiosi», che forse hanno ritardato la spesa del sabato…forse non l’hanno fatta lì.

Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs non si arrendono alla disdetta unilaterale della contrattazione integrativa ed alla procedura di licenziamento collettivo avviata dal Gruppo francese della grande distribuzione Auchan per 1.426 dipendenti di 32 ipermercati della rete vendita e della sede societaria in Italia.

Lo conferma ampiamente lo sciopero dell’intero turno di lavoro proclamato per oggi. «Siamo convinti che sia gravissimo ragionare esclusivamente sulla riduzione del costo del lavoro - ha stigmatizzato Citerio -. In un’ottica di contenimento delle spese è assurdo ipotizzare che i primi a pagare il prezzo dei mancati introiti siano solo ed esclusivamente i lavoratori, che in questi ultimi anni di crisi hanno già subìto il taglio di quasi 3.000 posti di lavoro e la riduzione dell’orario e della retribuzione prevista dai contratti di solidarietà avviati in 21 punti vendita».

«La maggior parte dei lavoratori sono componenti di famiglie monoreddito. Famiglie che rischiano di rasentare la povertà in realtà territoriali che già offrono poche opportunità per rientrare nel mercato del lavoro». «Oggi - continua Citerio - abbiamo voluto organizzare una festa, anche se l’annuncio dei 29 esuberi di via Carducci, ai quali si aggiungono i 6 del magazzino di Calcinate, è una notizia drammatica e pesa come un macigno sulla testa dei dipendenti bergamaschi. I lavoratori credono che il futuro possa essere diverso, sono legati all’azienda. Oggi da loro è emersa una richiesta forte e chiara. Qui a Bergamo c’erano le soluzioni. A gennaio è stato bloccato ogni tavolo territoriale e Auchan è partita nel suo delirio unilaterale. Fisascat chiede invece che l’azienda si risieda al tavolo immediatamente».

Per la Fisascat si dovrebbe cominciare a ragionare anche sulle prospettive dei gruppi della grande distribuzione in Italia. «È certamente innegabile che le multinazionali presenti in Italia abbiano, in tempi di crisi, registrato meno introiti, ma quello che ci preoccupa maggiormente sono le vere intenzioni delle proprietà aziendali».

Il confronto con la direzione di Auchan per discutere le modalità di gestione della procedura di licenziamento collettivo proseguirà il prossimo 12 maggio.

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