Prodotti Dop bergamaschi, allarme Cisl
«A rischio con il trattato transatlantico»

Formai de Mut, Taleggio, Quartirolo Lombardo, Salva e, buon ultimo lo Strachitunt: solo nei formaggi la provincia di Bergamo vanta il record dei DOP. Poi ci sono l’olio, il salamino cacciatore, qualche vino DOC certificato. È tutta una serie di produzioni di qualità e di provenienza certa che sarebbe messa in forse dall’approvazione del TTIP, ovvero del trattato transatlantico sul commercio.

Si fa presto a dire TTIP, e di conseguenza si fa presto anche a dire “sì” o “no” al TTIP. Il problema vero è la conoscenza del trattato, della proposta di trattato che le ambasciate di Europa e USA hanno da tempo al centro del negoziato, in corso da qualche anno e sul quale è scesa una cortina di silenzio mediatico particolarmente impressionante. «A volte è meglio l’assordante silenzio che certe affermazioni giornalistiche – sostiene Tino Fumagalli, della FNP CISL. Spesso la filosofia degli articoli corrisponde a: perché non provare? logica assai in voga negli Stati Uniti, usata ad esempio in tutto ciò che riguarda i prodotti agro-alimentari declinata in: dimostratemi che fa male e poi provvederemo».

Fumagalli sta seguendo passo passo il percorso diplomatico che porterà (forse? quando?) alla promulgazione del patto, e ogni volta scopre qualcosa che non va. Nel TTIP sono coinvolte oltre 800 milioni di persone e, almeno negli intenti, dovrebbe favorire il libero scambio di merci, attraverso la riduzione dei dazi doganali e l’omologazione dei prodotti agro-alimentari, nonché la loro commercializzazione e vendita.

Le trattative sono iniziate formalmente nel 2013, precedute da 10 anni di colloqui ed i negoziatori (circa 50 per parte) hanno svolto 597 riunioni a porte chiuse nel riserbo più assoluto; solo dopo una presa di posizione del Parlamento Europeo e relativa delibera, è stato possibile accedere ad alcuni atti già sottoscritti, ma il percorso di accesso prevede che i testi siano consultabili solo in una sala del Segretariato Generale degli Affari Esteri della U.E, dove è vietato entrare in due, cosi come è vietato entrarvi con telefonini etc; la visita non può superare i 45 minuti, e riguardava solo gli atti del X° round, scritti rigorosamente in Inglese.

«Fatta questa lunga ma indispensabile premessa – continua Fumagalli -, proviamo ora a porre un argomento concreto che , assieme a tanti altri tralasciati per brevità , potrebbe rivestire particolare interesse per la popolazione Bergamasca. Uno degli argomenti sul quale pare si sia arenata la trattativa è quello relativo alla produzione agro-alimentare: in Europa prima di vendere o utilizzare una sostanza in questo comparto, bisogna provare che essa non è nociva! In America vige la regola contraria , ovvero nessuna sostanza è nociva ed in ragione di ciò è ammessa fino a quando non si prova il contrario (famosissimo il trattamento con il cloro di tutto il pollame). Entrando ancor più nello specifico, ci preme ricordare che in Europa esiste un elenco di circa 1.500 prodotti D.O.P. o analoghi (prodotti alimentari di qualità specifici territoriali) dei quali 269 Italiani».

La bozza redatta dai negoziatori nel gennaio 2016 prevede la salvaguardia di circa 250 di questi prodotti dei quali una cinquantina prodotti in Italia. Non è difficile, secondo Fumagalli, realizzare che «assisteremo ad una vera e propria ecatombe dei prodotti bergamaschi. Tutto ciò, pur essendo grave, è solo un piccolo esempio di fronte a tutti gli altri pericoli contenuti nel trattato, argomenti sui quali il sindacato è disponibile ad un confronto, affinché il popolo venga messo al corrente dei gravissimi rischi insiti nel TTIP».

Una situazione particolarmente allarmante, anche dal punto di vista occupazionale, non solo alimentare, che ha portato il sindacato a alzare l’attenzione su quanto sta accadendo. In un recente documento, la CISL denuncia che «l’assetto assunto dal negoziato è squilibrato e certamente, in particolare per il settore agroalimentare, devastante per l’Europa e per l’Italia. Il libero accesso dei prodotti USA al mercato europeo sbaraglierebbe la concorrenza in virtù di prezzi molto più competitivi, poiché le produzioni USA fanno uso sistemico di ormoni, antibiotici, cloro, composti chimici proibiti in Europa e in Italia per i danni ambientali, per il degrado degli standard di qualità alimentare, di tutela della salute e di rispetto degli animali. L’Accordo, così come oggi si sta configurando, imporrebbe una concorrenza al ribasso sul prezzo, con ricadute inquietanti e pericolose sulla sicurezza alimentare e sulla salute. Esattamente il contrario della concorrenza sulla sostenibilità ambientale, la sicurezza alimentare, la tutela della salute per la quale la CISL si batte! Si aprirebbe certamente una crisi gravissima nel settore agroalimentare italiano e nelle sue aree di eccellenza, DOP, DOC, IGT, con drammatiche ricadute occupazionali per il comparto».

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