Economia
Venerdì 10 Giugno 2005
Popolari, cala il numero non l’importanza
Si sono ridotte a una trentina, ma la loro quota di mercato è salita a un quinto del totale nazionale I presidenti degli istituti lombardi difendono il modello tradizionale: «Non è affatto in declino»
Un modello in declino, quello delle banche popolari? L’interrogativo è stato posto nel corso del convegno promosso ieri mattina all’Università Bocconi di Milano per la presentazione del 5° rapporto FinMonitor su fusioni e aggregazioni nel mondo finanziario e in particolare nelle banche popolari.
A provocare le reazioni dei diretti interessati - nella fattispecie, i presidenti di alcune banche popolari lombarde - è stato Valter Lazzari, ordinario di Economia all’Università Carlo Cattaneo. «Una forte mortalità di imprese - ha detto - ha interessato il settore. Gli spazi si sono ridotti per questi istituti, anche se ciò non significa che debbano scomparire del tutto. Il modello delle banche popolari è comunque in declino».
La tesi è stata comunque attenuata da altre considerazioni: «Le risposte che danno oggi le banche popolari al mercato è in ogni caso molto elevato», ha aggiunto Lazzari.
Ma l’interrogativo è comunque rimasto, come una spada di Damocle sulle teste dei dirigenti delle Popolari. Il modello è in declino o no? «No, - ha detto Emilio Zanetti, presidente della Bpu-Banche popolari unite che controlla, tra l’altro, la Banca Popolare di Bergamo - non è in declino. È diminuito il numero delle banche popolari, quello sì (in un decennio in Italia si è passati da un centinaio ad una trentina), ma è aumentata la quota di mercato coperta, che oggi rappresenta un quinto del sistema bancario italiano».
Obiezioni sono state mosse anche alle critiche, avanzate da qualche relatore, a proposito della lentezza riscontrata nelle banche popolari nel realizzare le sinergie tra istituti interessati dai processi di fusione. «Siamo banche focalizzate sul medio-lungo termine - ha detto Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare di Verona e Novara (cui fa capo il Credito Bergamasco) - e non si può pretendere il tutto e subito».
(10/06/2005)
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