«Poco lavoro, non mantengo più i figli»
Licenziato. Ora riassunto e risarcito

Nell’aprile del 2013 aveva rifiutato una consistente diminuzione di ore di lavoro nell’appalto in corso alla Casa di riposo Zavaritt di Gorle: «Così è impossibile mantenere i miei 4 figli». Ora il giudice gli ha dato ragione: reintegrato e risarcito.

Quando nell’aprile dello scorso anno Sodexo Italia spa aveva prospettato di ridurre i suoi turni, facendoli scendere da 36 ore di lavoro settimanale a 24 e, successivamente, a 18 ore, A.B., 36 anni, padre di 4 figli, aveva detto di no: con una tale riduzione di orario sarebbe stato impossibile mantenere la sua famiglia.

Pur avendo comunicato la disponibilità a cambiare mansioni (faceva il manutentore) e a spostarsi su altri appalti per lavorare, a luglio è stato licenziato. L’azienda, leader nel settore della ristorazione per mense e catering e nelle pulizie, si era giustificata spiegando che la Casa di riposo in cui A.B. lavorava, la Zavaritt di Gorle, aveva affidato ad altre imprese lo svolgimento dei servizi prima svolti da Sodexo.

Il lavoratore si è rivolto all’Ufficio Vertenze della CGIL di Bergamo, per avere assistenza nel tentativo di conciliazione in caso di annuncio di licenziamento, previsto dalla riforma Fornero (L.92/2012).

Un ricorso è stato depositato il 9 settembre 2013. Dopo l’udienza del 27 febbraio scorso, il 5 marzo è arrivata l’ordinanza pronunciata dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Bergamo, Angela Corvi, che dichiara “l’illegittimità del licenziamento intimato da Sodexo italia spa a A.B. in data 8 luglio 2013, annulla il licenziamento e conseguentemente condanna la resistente a reintegrare B. nel posto di lavoro e a corrispondergli un’indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione”.

Nell’udienza di gennaio l’avvocato Pierluigi Boiocchi, in difesa del lavoratore, aveva sottolineato come la “resistente ha di fatto ammesso l’assunzione di numerosi soggetti a tempo indeterminato dopo il licenziamento” del suo assistito.

Nell’ordinanza del giudice si parla, infatti, “dell’assunzione nel periodo e per la zona del rilevante di 21 dipendenti a tempo indeterminato; (…) e che 3 di questi dipendenti non avevano beneficiato del diritto all’assunzione per trasferimento di appalto, né svolgevano mansioni richiedenti il possesso di speciali titoli o competenze (che B. non aveva). (…) Occorre rilevare che la Sodexo con l’assunzione delle tre dipendenti in questione ha dimostrato di considerare necessaria per gli appalti della provincia di Bergamo ulteriore forza lavoro e ciò appena pochi mesi dopo il licenziamento del ricorrente. E dunque poiché quest’ultimo, durante il tentativo preventivo di conciliazione, si era dichiarato disponibile a svolgere mansioni eterogenee in sedi diverse, è altamente verosimile che l’azienda avrebbe potuto mantenere per lui l’orario di 36 ore settimanali, distribuendo poi la sua attività su diversi appalti”.

“Questa sentenza parla dunque di manifesta insussistenza del giustificato motivo oggettivo di licenziamento: è uno dei primi casi che ci capitano in cui la reintegra è piena” ha detto oggi Carmelo Ilardo, responsabile dell’Ufficio Vertenze della CGIL di Bergamo. “Siamo soddisfatti anche perché questa azienda ha mostrato sin dall’inizio la volontà di licenziare il lavoratore a tutti i costi, non prendendo in considerazione le nostre proposte di cambio di sede e di mansione. In più, al tavolo della trattativa, era ben conosciuta la situazione famigliare del lavoratore, che ha 4 figli. Noi sappiamo che Sodexo è una grandissima azienda e che gestisce molti appalti: ci è sembrato alquanto pretestuoso affermare che non avesse alcuna collocazione idonea per un lavoratore a cui si dimezzava l’orario di lavoro”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA