La pianificazione finanziaria è ancora vista come un’attività accessoria nelle imprese bergamasche. Lo rivela una ricerca effettuata nel corso del 2004 dal «Punto Finanziario», servizio dell’Unione industriali di Bergamo, i cui risultati sono stati presentati in un incontro che si è svolto prima dell’assemblea elettiva del gruppo Terziario Avanzato sul tema «La funzione finanza nelle Pmi: il caso delle aziende dei servizi innovativi e professionali (Terziario Avanzato)». L’indagine, come è stato spiegato nel convegno, introdotto dal presidente uscente del gruppo Pierluigi Rizzi, è stata condotta su un campione di 50 imprese industriali, tenendo conto di cinque fattori: l’organizzazione, la conoscenza ed utilizzo dei servizi, il rapporto banca-impresa, l’apprezzamento dei servizi bancari, il punto finanziario.
«Il campione analizzato – ha spiegato Claudio Gervasoni, responsabile di Punto Finanziario – era composto per il 48% da piccole imprese, per il 36% da medie e per il 16% da grandi aziende. I dati raccolti hanno evidenziato che la funzione finanziaria è concepita ancora come residuale all’interno dell’organizzazione aziendale, e solo poche grandi imprese svolgono attività di pianificazione e redazione di conti economici e stati patrimoniali di previsione. Per quanto riguarda lo svolgimento delle funzioni amministrazione, finanza e controllo nell’azienda, l’indagine ha rivelato che il 90% delle imprese esaminate svolge al proprio interno questa attività: il restante 10% che va in direzione opposta è costituito per lo più da piccole imprese. Di solito le risorse destinate allo svolgimento di questa mansione svolgono attività amministrative, e queste ultime prevalgono quantitativamente rispetto ai contenuti di tipo finanziario».Alla voce “strumenti utilizzati per svolgere attività di pianificazione finanziaria”, Gervasoni ha illustrato che il 16% delle imprese intervistate non svolge attività di pianificazione finanziaria, sull’altro versante, gli strumenti utilizzati sono: per il 28% il preventivo di tesoreria, per il 58% il cash-flow preventivo, per il 48% il budget finanziario annuale, infine il 16% redige piani finanziari pluriennali. «Nel caso del controllo di gestione – ha continuato Gervasoni – il 4% non fa alcun controllo, il 58% utilizza il budgeting collegato alla contabilità generale, il 66% fa uso di sistemi per l’analisi dei costi extracontabili, il 12% compila solo la distinta base. E’ stato dimostrato però che la pianificazione finanziaria è fondamentale per il buon andamento della gestione aziendale, ed infatti, le imprese che fanno attività di pianificazione hanno performance migliori. Lo ha rivelato un’analisi dei bilanci per gli anni 2000-2001-2002».
I dati riguardanti il secondo settore di indagine della ricerca, ossia la conoscenza e l’utilizzo dei servizi bancari, hanno rivelato che le aziende si limitano quasi esclusivamente alla ricerca di opportunità di finanziamento agevolato, e quindi di copertura del fabbisogno finanziario. Per quanto concerne i rapporti banca-impresa, i dati non sono negativi perché il 96% delle imprese dichiara di ottenere tutto il credito di cui ha bisogno. In caso di diniego, principalmente i motivi vanno ricercati nell’eccesso di indebitamento e nell’andamento economico insoddisfacente. Quanto al numero dei rapporti bancari intrattenuti, il 64% delle imprese dichiara di avere rapporti fino ad un massimo di cinque banche. Il numero è anche superiore a sei nel caso di grandi aziende. Tuttavia la tendenza è verso un “assottigliamento” dei partner bancari, ai quali viene però affidata una quota di lavoro superiore. I maggiori problemi con le banche, invece, sono da rilevarsi nei costi elevati e nella lentezza procedurale.
Per quanto riguarda i servizi richiesti a Punto Finanziario, si predilige quelli inerenti la finanza agevolata e gli stessi offerti dai confidi. Le imprese, infine, soprattutto quelle grandi, fanno ricorso a software per la finanza aziendale, in particolar modo per la previsione del fabbisogno finanziario, l’analisi economico-finanziaria, il business plan, l’analisi e valutazione degli investimenti industriali.
Alle conclusioni dell’incontro sulla funzione finanza hanno partecipato anche Michele Modina, docente di economia del mercato, Viviana Mete, di Punto Finanziario, Ferruccio Carminati, amministratore delegato Ipi (Investimenti Piccola Impresa Spa), gruppo Bpu. È emerso che il ruolo della finanza nell’impresa italiana è sì trascurato, ma questo atteggiamento è non da condannare in toto perché «è giusto – ha affermato Modina – che l’imprenditore rivolga maggiore attenzione al prodotto, anche se, a lungo andare ci possono essere ostacoli al processo di sviluppo se non c’è una corretta gestione finanziaria». «Il ruolo della finanza, quindi- ha concluso - non deve essere accessorio, ma deve supportare lo sviluppo di un’azienda, anche ricorrendo a soluzioni esterne».
(01/03/2005)
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