Pezzotta: il sistema pensionistico italiano è il più moderno d’Europa

Il leader della Cisl afferma che nel nostro Paese sono state fatte addirittura tre riforme delle pensioni. E spiega che restano «alcune questioncine da risolvere», che spera si possa fare nel corso del confronto con Maroni

In Italia c’é «il sistema pensionistico più moderno d’Europa, grazie a un mix tra previdenza pubblica e privata». Così il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, interviene, in un’intervista a un quotidiano, sul tema delle pensioni, dopo l’incontro, giovedì scorso, tra i sindacati e il ministro del Welfare, Roberto Maroni. Pezzotta ricorda che nel nostro Paese sono state fatte riforme delle pensioni: «non una, tre», sottolinea. E spiega che restano «alcune questioncine da risolvere», che spera si possa fare nel corso del confronto con Maroni. Tra queste, il decollo della previdenza integrativa per la quale, aggiunge, il sindacato ha sempre dato «la disponibilità ad un utilizzo volontario del tfr».

Volontario - insiste - perché, trattandosi di salario differito, non si può obbligare un dipendente a investirlo dove dicono altri. «Il versamento - spiega - deve essere volontario e lo si deve fare aumentando le garanzie. Altrimenti il lavoratore non si fida». «L’importante è che i nostri fondi pensione non facciano la fine di quelli americani», dice ancora il leader della Cisl, citando in caso Enron e i milioni di lavoratori senza pensione. E, ribadendo la preferenza verso i fondi chiusi, spiega che questa è dovuta al fatto che il sindacato non vuole che i soldi investiti vadano persi, «mangiati dalle speculazioni finanziarie come è avvenuto negli altri Paesi».

«La finalità di un fondo pensione - insiste - non è fare profitti, ma pagare le pensioni. Poi possono anche essere utilizzati per la modernizzazione del nostro sistema finanziario», ma la finalità di fondo è «garantire una funzione sociale». Pezzotta ripete quindi la posizione della Cisl contro la decontribuzione («ragioniamo su come ridurre i costi senza toccare il rendimento delle pensioni»), e quella sull’ innalzamento dell’età pensionabile («si potrebbe ritardare la scelta di andare in pensione con degli incentivi»). Ma, sullo sciopero, ricorda: «Lo sciopero non è un’arma di ricatto o preventiva. Io, prima di parlare di scioperi, di solito aspetto la fine di una trattativa».

(21/04/2003)

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