Paperoni di Borsa, i Rocca risalgono
Bombassei e Pesenti in ascesa

Se consideriamo i Paperoni bergamaschi, Gianfelice e Paolo Rocca, patron della Tenaris cui fa capo anche la Dalmine, sono risaliti di un gradino e hanno riacciuffato il secondo posto sul podio di Piazza Affari. Per trovare un altro bergamasco, al 22° posto c’è Bombassei.

Se consideriamo i Paperoni bergamaschi, la notizia è che i fratelli Gianfelice e Paolo Rocca, patron della Tenaris cui fa capo anche la Dalmine, sono risaliti di un gradino e hanno riacciuffato il secondo posto sul podio di Piazza Affari. Ma se consideriamo tutta la classifica sui primi 350 patrimoni di Borsa curata come ogni anno da Mf/Milano Finanza, la vera novità è l’ingresso nella top ten (8a) della People’s Bank of China.

È la prima volta che succede. La Banca Popolare Cinese, che è poi la banca centrale del Paese, ha debuttato in graduatoria grazie alle quote detenute in Eni, Enel, Generali, Telecom, Fiat e Prysmian per un valore complessivo di oltre 3 miliardi. Più di Silvio Berlusconi e famiglia, che segue al nono posto.

Ma torniamo ai Paperoni bergamaschi. I fratelli Rocca l’anno scorso erano stati scavalcati dal patron di Luxottica Leonardo del Vecchio e da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli. Avevano perso così la leadership della classifica, dopo sette anni di primato. Ora i Rocca, nonostante una flessione del 4%, tornano a salire e si piazzano secondi fra Del Vecchio e Prada-Bertelli con un patrimonio di Borsa di oltre 11,4 miliardi.

Per trovare un altro bergamasco bisogna poi scendere al 22° posto. Alberto Bombassei continua a scalare la classifica. Ha guadagnato tre posizioni in un anno grazie alle performance della Brembo e il valore della quota in Borsa sfiora ormai il miliardo. Solo tre anni fa, l’imprenditore dei freni era 39°.

Recupera ancora un gradino Giampiero Pesenti, che si porta in cinquantesima posizione grazie alla rivalutazione di Italmobiliare, la holding cui fa capo Italcementi, con un patrimonio a Piazza Affari di 288,8 milioni.

Per l’elenco completo leggi L’Eco di Bergamo del 17 agosto

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