Economia
Martedì 23 Settembre 2014
Negozi, basta con gli «orari free»
La Lombardia: «sì» al referendum
Limitare le aperture domenicali e festive di negozi e centri commerciali. La proposta di stop agli «orari free» nel settore commerciale arriva dal Consiglio regionale della Lombardia che ha approvato la proposta di referendum abrogativo della legge Monti.
Limitare le aperture domenicali e festive di negozi e centri commerciali. La proposta di stop agli «orari free» nel settore commerciale arriva dal Consiglio regionale della Lombardia che nella seduta di martedì ha approvato con 61 voti favorevoli e 4 contrari la proposta di referendum abrogativo della legge introdotta dal Governo Monti nel dicembre del 2011.
La legge, di fatto, toglieva a Regioni ed enti locali la facoltà di pianificazione. A favore dello stesso referendum si è già espresso il Veneto. Con l’adesione di una quinta regione il quesito verrà poi sottoposto alla Corte di Cassazione, secondo quanto previsto dall’articolo 75 della Costituzione.
A favore i gruppi di maggioranza, cui si sono aggiunti quelli del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, contrari Patto Civico e a titolo personale il consigliere regionale di Forza Italia Giulio Gallera.
Il relatore del provvedimento, il presidente della Commissione Attività produttive Angelo Ciocca della Lega Nord, ha sostenuto la validità del referendum «perché è necessario oggi riportare un po’ di equilibrio nel settore del commercio che in Italia, rispetto agli altri Paesi europei, può vantare una illimitata libertà».
Due le motivazioni che hanno spinto il Consiglio a schierarsi con la consultazione popolare per chiedere l’abrogazione delle norme introdotte dal Governo Monti. Come ha spiegato Daniela Maroni della lista Maroni Presidente, consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza, «le liberalizzazioni hanno avuto effetti negativi sul piccolo commercio e al tempo stesso finito per cancellare dei valori etici fondamentali come il rispetto delle feste e del giorno di riposo dei lavoratori».
Riccardo De Corato dei Fratelli d’Italia ha sottolineato che le norme «hanno provocato una vera e propria emorragia di chiusure, tanto è vero che i negozi di vicinato stanno sparendo», mentre l’assessore al Commercio Mauro Parolini (nuovo Centrodestra) ha ricordato che «per realtà complesse e articolate come il commercio vanno evitate soluzioni semplicistiche e rigide, ecco perché è fondamentale che le Regioni tornino ad occuparsene».
«Bisogna – gli ha fatto eco il collega di partito Carlo Malvezzi – rispettare le esigenze, le caratteristiche e le vocazioni dei territori, le norme uniche non vanno bene». La necessità che le competenze in questo settore tornino in capo alle Regioni e alle autonomie locali è stato sottolineato anche da Enrico Brambilla capogruppo del Partito Democratico. «Noi – ha detto – siamo convinti che alla fine il referendum non si farà, perché mancano i tempi necessari per trovare le adesioni da parte degli altri Consigli regionali. Tuttavia prendiamo questo provvedimento come se fosse una mozione, un atto di indirizzo un pronunciamento – aspetto questo sollevato dal Pd negli interventi con Onorio Rosati - che aiuti ad accelerare la revisione delle norme».
Per il Patto Civico – intervento di Michele Busi e Roberto Bruni – : «il problema deve essere affrontato nella sua complessità ma senza scorciatoie. La strada per fare le modifiche c’è. Se le forze politiche sono tutte d’accordo si facciano le modifiche normative in parlamento, il referendum è solo un percorso tortuoso e un’iniziativa sbagliata».
D’accordo sul no a titolo personale anche il consigliere di Forza Italia Giulio Gallera, secondo il quale «in un momento di crisi è assurdo andare a ridurre le aperture festive e domenicali dei centri commerciali diminuendo così l’offerta di posti di lavoro». Stefano Buffagni del Movimento 5 Stelle: «Noi siamo d’accordo nel mettere in discussione le liberalizzazioni. Si guarda troppo alle metropoli e poco ai borghi: siamo per la difesa dei piccoli negozi, che nei piccoli centri rappresentano una presenza vitale». D’accordo anche il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo, che ha sottolineato «come l’apertura indiscriminata dei centri commerciali non ha portato poi all’aumento dei consumi, come dimostrano anche i recenti dati».
«Bisogna uscire dagli schemi di pura economia – ha avvertito il capogruppo di Forza Italia Claudio Pedrazzini – e oggi la Lombardia lo fa con un provvedimento che punta a tutelare i lavoratori e le famiglie stesse».
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