Metalmeccanici, sciopero il 7 luglio: «Settore a rischio, il governo intervenga»

LA MOBILITAZIONE. Quattro ore di sciopero - venerdì 7 luglio per le regioni del centro-nord, lunedì 10 luglio per le regioni del sud e il Lazio - per sollecitare il governo «a rimettere al centro il lavoro».

Lo hanno proclamato Fim, Fiom e Uilm in tutte le aziende del Paese. Interessati oltre 1,6 milioni di lavoratori in Italia, circa 75mila in Bergamasca. «L’industria metalmeccanica è a rischio», sostengono i sindacati chiedendo investimenti e scelte di politica industriale in tutti i settori strategici (siderurgia, elettrodomestico, automotive), difesa dell’occupazione, transizione sostenibile, soluzione delle crisi aziendali. «È uno sciopero per spingere il governo ad agire, costruire le basi di un vero confronto e rilanciare il futuro del settore» sottolineano. Negli ultimi decenni, affermano i sindacati «interi settori produttivi sono sostanzialmente spariti dal nostro Paese. Oggi questa dinamica non si è arrestata e rischia di compromettere settori vitali per la nostra economia».

Come la siderurgia che «soffre da diversi anni difficoltà consistenti con 20 mila posti a rischio, peggiorate dal caro energia e dalla mancanza di materie prime e dal dumping incontrollato delle importazioni», dicono le tre sigle parlando di «condizione oggi drammatica per l’ex Ilva (Acciaierie d’Italia), per l’ex Lucchini di Piombino (Jsw Steel Italy) e per l’ex Alcoa di Portovesme (SiderAlloys)». Per l’automotive, «sebbene abbiamo registrato un leggero aumento della produzione con 400mila auto prodotte in un anno, siamo ben lontani dal livello produttivo di 1,5 milioni di auto e stiamo registrando un trend in calo costante negli ultimi 20 anni, con conseguenze sull’occupazione. I ritardi negli investimenti nella transizione ecologica, se non programmata e non gestita adeguatamente, metteranno a rischio - rimarcano Fim, Fiom e Uilm - ulteriori 70mila posti di lavoro».

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