L’Istat fotografa un’Italia col freno tirato

Il Pil del 2002 si ferma al + 0,4%, mentre sale al 2,3% il rapporto fra deficit e prodotto interno lordo. Lieve diminuizione della pressione fiscale, aumentano gli occupati

L’Istat fotografa un’Italia ferma nella crescita economica, con una correzione in negativo delle stime del governo e un deficit peggiore del previsto, mentre cresce l’occupazione e diminuisce la pressione fiscale. Ecco i dati più significativi.

Il rapporto Deficit-Pil 2001 è stato corretto e passa dall’originale 1,4% al 2,6% (il rapporto era già stato rivisto nel corso dell’ anno e l’ultima stima era del 2,2%, dopo la bocciatura di Eurostat sulle Cartolarizzazioni). Per quanto concerne il 2002 il rapporto tra l’ indebitamento netto della Pubblica Amministrazione e il Pil si è attestato lo scorso anno al 2,3%, rispetto alla previsione del governo del 2,1% contenuta nel Patto di Stabilità. Le cartolarizzazioni hanno contribuito alla riduzione del deficit per 8,8 miliardi di euro.

L’ economia italiana nel 2002 è cresciuta dello 0,4%, mentre le ultime previsioni del governo stimavano un Pil in aumento dello 0,6%. Nell’ ultimo trimestre dell’ anno, la crescita è stata dello 0,4% sul trimestre precedente e dell’ 1% nei confronti dello stesso periodo del 2001.

I redditi da lavoro dipendente hanno registrato un aumento medio del 4% nel 2002. Le retribuzioni lorde hanno segnato una crescita del 4,2% che dipende da un aumento del 2% nel settore agricolo, del 3,6% nell’ industria e del 4,5% nei servizi.

Cresce di 255 mila unità (+1,1%) l’occupazione nel 2002, al netto della cassa integrazione. La crescita è dell’ 1,5% per le unità di lavoro dipendenti, mentre restano stazionarie quelle indipendenti. Considerevole la riduzione dell’ occupazione in agricoltura (-2,3%), lieve incremento per l’ industria (+0.4%) e aumenti più consistenti si registrano per costruzioni (+1,6%) e servizi (+1,5%)

Il debito pubblico scende nel 2002 al 106,7% del pil, contro una previsione del governo di una riduzione al 109,4%.

Scende dello 0,5% anche la pressione fiscale complessiva nel 2002, passando dal 42,1% del 2001 al 41,6% dello scorso anno. A questo risultato contribuiscono il calo delle imposte dirette (-2,9%) mentre le indirette hanno segnato un aumento del 4%. Sul risultato finale ha contribuito anche l’aumento delle imposte in conto capitale soprattutto per effetto dell’ introduzione dell’imposta sul rientro dei capitali (1.480 milioni di euro le entrate).

Peggiora nel 2002 il saldo primario, cioé il valore dell’ indebitamento netto senza la spesa per interessi, che nel 2002 segna un risultato positivo del 3,4%. Tale risultato conferma il peggioramento dell’ indicatore rispetto al 5,8% dell’anno 2000 e del 3,8% nel 2001.

(28/02/2003)

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