Si aggravano i disservizi e stenta a decollare la riorganizzazione al Cpo (Centro postale operativo) di Bergamo che ha sede a Gorle. Questo il motivo principale che ha indotto il Coordinamento unitario dei sindacati del settore poste (Slp-Cisl, Slc-Cgil e Uil-Post) a riunirsi ieri alla Casa del Giovane. Le difficoltà nel recapitare la posta - che non dipendono solo dalla carenza dei portalettere ma anche dalle fasi di smistamento - si sono acutizzate nelle ultime settimane. Tanto che il sindaco Bruni ha scritto ai massimi responsabili di Poste Italiane. Analoga la presa di posizione dei rappresentanti sindacali dei lavoratori che hanno inviato una comunicazione ai vertici dell’azienda. «Nei mesi scorsi - si legge nella lettera firmata da Slp-Cisl, Slc-Cgil e Uil-Post di Bergamo - siamo stati impegnati in una lunga e difficile trattativa sui Cpo lombardi. L’azienda ha difeso il progetto di riorganizzazione che avrebbe dovuto garantire, grazie alla meccanizzazione della corrispondenza, il raggiungimento degli standard di qualità europei. Purtroppo però al centro di smistamento di Bergamo oggi sono fermi oltre 500 quintali di stampe e corrispondenze. E non si sta facendo nulla per porre rimedio alla situazione». L’ufficio relazioni pubbliche di Poste Italiane ha preferito non replicare.
«La lavorazione della posta di Bergamo al centro meccanizzato di Brescia - ha dichiarato Carmelo Ilardo, Slc-Cgil - è stata attuata introducendo criteri che non tengono conto delle esigenze dell’utenza». «Siamo purtroppo alle prese - spiega Salvatore Catalano, Slp-Cisl - con le difficoltà che ci impediscono di erogare un efficiente servizio su tutta la provincia. Siamo più arrabbiati del normale in quanto reduci da una trattativa in cui l’azienda ci ha imposto una riorganizzazione che doveva essere migliorativa: in realtà ci ritroviamo con una montagna di posta in giacenza. A questo punto la carenza dei portalettere diventa un problema relativo».
«Al Cpo - dice Rossana Pepe, Uil-Post - ormai la situazione peggiora ogni giorno di più. Non si è mai riusciti a riscaldare a sufficienza il capannone, il personale è costretto a lavorare con guanti e giaccone».
(24/11/2005)
© RIPRODUZIONE RISERVATA