Legler vicina al collasso: Ponte ha forse qualche chance in più

Per il caso Legler tutto rimane sospeso, legato a condizioni e promesse generiche, mentre inevitabilmente il tempo gioca contro il gruppo tessile, ormai prossimo al collasso finanziario. L’atteso incontro di oggi a Cagliari tra i vertici di Legler e quelli della Sfirs, finanziaria della Regione Sardegna, è durato per tutta la giornata ma senza portare a una chiarificazione definitiva.

L’unica speranza l’ha fornita il presidente della Regione Soru, che alla fine ha dichiarato di voler consegnare nelle prossime ore una bozza di verbale a Legler per dettare le condizioni finali per un salvataggio in extremis. Prima, durente otto ore di colloqui, si era invece deciso «di non decidere», rimettendo il verdetto nelle mani di Soru.

Dovendo sottostare a regole precise contenute nel suo statuto, Sfirs non se la sente di sottoscrivere una ricapitalizzazione aziendale in mancanza di garanzie finanziarie certe (che Legler oggi non è in condizione di dare): così, almeno per ora, quei 4,7 milioni di euro che da crediti verso la finanziaria regionale si sarebbero dovuti trasformare in azioni, immettendo nuova liquidità e dando un minimo di ossigeno al gruppo, restano in cassaforte.

Immediate le conseguenze sotto il profilo produttivo e occupazionale: mancando i presupposti per l’acquisto di nuove materie prime, Legler ha fatto capire che se non dovessero sopraggiungere fatti nuovi, uno dopo l’altro gli stabilimenti del gruppo sono destinati a chiudere i battenti.

La «casa madre» di Ponte San Pietro (dove attualmente lavorano 484 addetti), potrebbe avere più chance di sopravvivenza: l’amministratore delegato Giuseppe Cipolla ha sottolineato che «a Ponte la situazione per ora è diversa: chiaro però che a lungo andare, se non si sana tutto il gruppo, il rischio di una chiusura totale è molto alto».

(24/01/2007)

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