Economia / Isola e Valle San Martino
Mercoledì 07 Febbraio 2007
Legler, sale la protesta in Sardegna
Giovedì 8 il pagamento degli stipendi
Se la situazione non si sbloccherà nelle prossime ore, l’inizio della prossima settimana per la Legler potrebbe diventare ad «alto rischio» in Sardegna. Nell’infuocata assemblea di oggi, in uno dei tre stabilimenti chiusi da oltre una settimana per mancanza di materie prime, quello di Ottana, i lavoratori hanno infatti deciso di prendere l’iniziativa per cercare di imprimere un’accelerazione al processo di rifinanziamento dell’azienda. Anche il sindacato ha rotto gli indugi proclamando per lunedì prossimo il blocco della principale arteria stradale della Sardegna, la statale 131 che parte da Cagliari e arriva fino a Porto Torres, nei pressi di Sassari. Una decisione drastica, che rischia di paralizzare per molte ore il trasporto su gomma dell’Isola, proprio nel tentativo di attirare ulteriormente l’attenzione sul «caso Legler».
Tra i sindacati sardi resta anche uno scetticismo di fondo circa il vertice romano di giovedì 15 al ministero delle Attività produttive in cui si confronteranno tutte le componenti: dal governo rappresentato dal ministro Bersani alle regioni con i governatori Formigoni e Soru, dagli altri enti locali alle parti sociali, oltre naturalmente ai vertici dell’azienda. Intanto anche da Ponte San Pietro arriva qualche notizia: la più importante è la conferma che giovedì 8 febbraio verranno saldati gli stipendi di dicembre (finora era stato erogato solo il 40% delle spettanze). Ma l’amministratore delegato Giuseppe Cipolla ci tiene anche a precisare che «ogni ipotesi di affitto di ramo d’azienda ad oggi è infondata. Ad oggi tutti i nostri sforzi si concentrano sulla riapertura delle linee di credito che permetterebbero a Legler di continuare a vivere. Ogni ipotesi di altro tipo è prematura». Intanto l’azienda acquisirà un quantitativo di tessuti tale da permettere allo stabilimento di Ponte San Pietro di evitare una serrata nel breve periodo: «Dobbiamo fare di tutto - conclude Cipolla - perché almeno lo stabilimento di Ponte continui a produrre». (07/02/2007)
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