Lavoro in nero: 40 mila in Bergamasca
In Italia si stima un’evasione da 43 miliardi

È composto da quasi 3 milioni l’esercito dei lavoratori in nero presenti in Italia. In Lombardia, secondo la Cgia di Mestre, sono quasi 420 mila. In Bergamasca quasi 40 mila.

Il dato della nostra provincia è una stima, facendo le proporzioni fra irregolari e popolazione. Una cifra comunque importante e preoccupante, sul versante della sicurezza del lavoro ma non solo.

Con le loro prestazioni, questi lavoratori invisibili «producono» in Italia quasi 100 miliardi di Pil irregolare (pari al 6,5% del Pil nazionale), sottraendo un gettito alle casse dello Stato di 42,7 miliardi di euro all’anno (il 4,5% del quale in Lombardia). In termini pro-capite, le imposte evase medie in capo a ciascun cittadino italiano ammontano a 709 euro.

I numeri elaborati dalla Cgia di Mestre che consentono di dare una dimensione al fenomeno del lavoro sommerso presente in Italia. «L’economia sommersa – dice il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – ha ormai assunto connotati molto preoccupanti. Tuttavia, le differenze territoriali sono evidentissime. Oltre il 40% dei lavoratori in nero, del valore aggiunto prodotto dall’economia sommersa e del gettito di imposta evasa, sono riconducibili alle Regioni del Mezzogiorno, mentre il Nordest, sempre additato come un’area ad alta vocazione al sommerso, è la macro area meno interessata da questo fenomeno».

Dallo studio della Cgia emerge che la Regione più a rischio è la Calabria che presenta poco più di 184.000 lavoratori in nero e un’incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil pari al 18,3%. Questa situazione, secondo l’elaborazione della CGIA, si traduce in 1.333 euro di imposte evase in capo ad ogni singolo residente della Regione Calabria. In Lombardia si stima un gettito evaso per il Fisco di oltre 6 miliardi di euro.

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