Economia / Bergamo Città
Venerdì 18 Dicembre 2015
Lavoratori della grande distribuzione
ancora in sciopero sabato 19 dicembre
Alla vigilia della prima mobilitazione, quella del 7 novembre, i lavoratori avevano parlato di «sciopero doveroso» e «tabula rasa dei diritti», fra estrema liberalizzazione di turni, lavoro serale, festivo, abbassamento del salario e diminuzione dei permessi retribuiti:
Ora i dipendenti della Grande Distribuzione, cioè di supermercati e ipermercati di tutto il paese di aziende aderenti a Federdistribuzione, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa (circa 300 mila in tutto il paese, 5 mila a Bergamo e in provincia) tornano a mobilitarsi, con un nuovo sciopero proclamato da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil per sabato 19 dicembre, in pieno periodo di acquisti natalizi.
«Da ormai due anni si protrae, infatti - dice un comunicato stampa dei sindacati - il negoziato per la definizione di un Contratto collettivo nazionale di lavoro per catene come Auchan, Iper, Coin, Esselunga, Bennet, Leroy Merlin e le aziende commerciali del Gruppo Percassi. Oltre alla Grande Distribuzione sono coinvolti anche i punti vendita Coop, aderente alla Distribuzione Cooperativa, e Conad oltre a tutti i negozi aderenti a Confesercenti».
«Per i lavoratori di queste aziende, oltre all’astensione dal lavoro, sabato sarà anche il giorno della manifestazione nazionale organizzata a Milano: i sindacati mettono a disposizione di chi voglia partecipare un servizio di bus per raggiungere il capoluogo lombardo da Bergamo. Il corteo partirà alle 10.30 da Corso Venezia, angolo via Palestro, e si snoderà fino in Piazza San Babila, Corso Matteotti, Piazza Meda, via Case Rotte, con arrivo in Piazza Scala dove interverranno Susanna Camusso, Gigi Petteni e Carmelo Barbagallo»
«Abbiamo calcolato che esiste una differenza di salario per il mancato rinnovo di circa 1.000 euro all’anno tra questi lavoratori e quelli di aziende associate all’altra controparte, Confcommercio, con cui un Contratto nazionale è stato invece rinnovato» avevano spiegato in occasione del primo sciopero Mario Colleoni di Filcams-Cgil, Alberto Citerio di Fisascat-Cisl e Maurizio Regazzoni di Uiltucs-Uil di Bergamo.
«Qui si tratta di una vera e propria messa in discussione della contrattazione: oltre alla perdita di salario c’è il tentativo di procedere con regole proprie chiedendo flessibilità infinita ai lavoratori. L’obiettivo delle tre controparti è solo quello di ridurre drasticamente il costo del lavoro. Siamo disponibili a trattare, ma procedere così proprio non va: ecco perché abbiamo proclamato lo sciopero. Siamo più che mia convinti che una discussione seria debba partire dall’analisi di un nuovo modello che permetta di conquistare nuove quote di mercato e che non si basi solo sulle politiche di riduzione del costo del lavoro ma che metta al centro investimenti seri e mirati».
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