La Borsa? Bilancio magro
Ma Brembo continua a brillare

Due addii, un ingresso e un bilancio tutto sommato magro. È la fotografia di fine anno del giardinetto orobico a Piazza Affari.

A fine maggio la rosa delle bergamasche quotate si è ristretta con l’uscita di scena del Credito Bergamasco, incorporato nel Banco Popolare di Verona, e delle azioni di risparmio di Italcementi, convertite in ordinarie nell’ambito del piano di rafforzamento del gruppo che ha messo a segno anche l’Opa su Ciments Français e un aumento di capitale da mezzo miliardo. Per entrambi i titoli l’ultimo giorno sul listino è stato il 30 maggio, con incrementi a doppia cifra rispetto alle quotazioni di fine 2013.

Nel complesso sono solo tre (Brembo, Ubi e Ivs) i titoli bergamaschi che riescono a chiudere in crescita, a fronte di un indice generale piatto. Il Ftse Italia All Share ha chiuso con una limatura dello 0,3% a oltre 20 mila punti un anno sulle montagne russe, passato da un massimo a sfiorare quasi i 24 mila punti a giugno a un minimo sopra quota 19 mila a ottobre.

In mezzo ci sono state prima le attese per il governo Renzi a spingere la risalita, poi le tensioni internazionali a trascinare al ribasso: la crisi russo-ucraina, la caduta del rublo, il crollo del prezzo del petrolio che incide sui titoli legati al settore, come Tenaris, e la situazione della Grecia che non lascia ancora dormire sonni tranquilli.

In questo scenario solo Brembo e Ubi riescono a portare a casa incrementi a doppia cifra. Dopo un 2013 da record che aveva visto la casa costruttrice di freni raddoppiare il suo valore in Borsa, quest’anno il gruppo di Curno cresce ancora ed è arrivato a sfiorare i 30 euro. Alla chiusura del 30 dicembre (27,7 euro) corrisponde un incremento del 41,5% rispetto a un anno fa. A fine 2012 un’azione Brembo valeva 9,755 euro: in due anni è quasi triplicata.

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