Italcementi, tutta la lettera di Carlo Pesenti
«Continueremo a promuovere il lavoro»

In una lettera inviata in esclusiva a L’Eco di Bergamo in edicola domenica 1° novembre, l’amministratore delegato dell’Italcementi, Carlo Pesenti, condivide alcune considerazioni sull’operazione Heidelberg-Italcementi «affinché il confronto di idee che si è aperto lo scorso luglio possa essere ampio, simmetrico e, quindi, completo».

«Caro Direttore,
ho letto con attenzione l’intervento di Sua Eccellenza monsignor Francesco Beschi su L’Eco di Bergamo. Ho sempre seguito le parole del nostro Vescovo con attenzione per il profondo senso spirituale e pastorale delle sue riflessioni, ma anche per la «laica» intelligenza con cui si è sempre confrontato con la realtà bergamasca e più in generale con la società civile.

Partendo proprio da questa profonda e sincera stima, vorrei condividere alcune considerazioni in merito all’operazione Heidelberg-Italcementi affinché il confronto di idee che si è aperto lo scorso luglio possa essere ampio, simmetrico e quindi completo.

Credo che il tema debba essere inquadrato sulla base di alcune valutazioni oggettive legate agli aspetti industriali ed economici dell’operazione e alcune riflessioni soggettive legate agli aspetti personali sui quali questa operazione avrà effetti diretti e indiretti.

Sul piano delle considerazioni di carattere economico una premessa è fondamentale: la cessione del pacchetto di maggioranza di Italcementi è stata realizzata da Italmobiliare, società quotata alla Borsa di Milano, e non dalla famiglia Pesenti. Questo presupposto oggettivo è importante perché sintetizza tutto il senso dell’operazione, ma soprattutto rimuove quella percezione impropria che i benefici della vendita ricadano su un gruppo di congiunti. Il valore generato dalla cessione, non ci implicherà personalmente, ma ricadrà direttamente e integralmente sugli azionisti di Italcementi e su Italmobiliare, società quest’ultima che ha un ampio azionariato e di cui la mia famiglia detiene una partecipazione di minoranza, seppur di controllo.

Il settore del cemento nel mondo è profondamente cambiato in questi ultimi anni e ha generato nuovi player mondiali radicati in grandi Paesi/continenti emergenti, nonché nuovi gruppi derivanti da operazioni di concentrazione inimmaginabili come, ad esempio, la fusione tra Holcim e Lafarge. Nel primo caso, i «nuovi emergenti» hanno mercati interni di centinaia di milioni di individui, se non di miliardi di persone, con forti tassi di crescita coerenti con il loro fabbisogno di infrastrutture e di nuove urbanizzazioni. Nel secondo caso, i «nuovi colossi» hanno individuato la loro visione di sviluppo attraverso giganteschi processi di aggregazione con l’obiettivo di continuare a giocare un ruolo globale grazie alla maggiore efficienza industriale e alla grande potenza economica e finanziaria. Per comprendere quest’ultimo fenomeno basti ricordare che il business plan di LafargeHolcim prevede un margine operativo molto superiore all’intero fatturato consolidato del Gruppo Italcementi. Semplificato, questo è lo scenario. E in questo scenario si è evoluto il futuro di Italcementi.

Come alcuni ricorderanno, pur avendo una distribuzione geografica non ottimale rispetto alla congiuntura attuale dei mercati e quindi una generazione di margini e di cassa complessi da gestire, il nostro Gruppo ha cercato all’inizio del 2015 di acquisire parte degli asset derivanti dalla fusione franco-svizzera per oltre un miliardo di euro; il venditore ha preferito cederli tutti in un’unica soluzione per 6 miliardi di euro ad un altro operatore. A valle di questo tentativo di crescita per linee esterne abbiamo avuto le prime richieste di incontro dai vertici di Heidelberg. Dai primi contatti alla chiusura dell’accordo i tempi sono stati molto rapidi perché i razionali dell’operazione erano molto favorevoli per entrambi i negoziatori. Sostanzialmente, dal punto di vista dell’impresa tedesca, l’integrazione con Italcementi significa espandersi in maniera significativa soprattutto in nuove aree e Paesi, con pochissime sovrapposizioni rispetto al loro attuale perimetro; comperare impianti in buone condizioni; acquisire l’operatore con il posizionamento probabilmente più innovativo al mondo e un management competente e capace. Questo interesse ha permesso al venditore, cioè a Italmobiliare, di confrontarsi con una controparte seria e affidabile, fissare una valutazione e quindi una valorizzazione importante dell’intero asset, generare una offerta in Borsa lusinghiera per tutti gli azionisti grandi e piccoli, molti dei quali sono presenti nei nostri territori.

Nello scenario premesso, non valutare e poi accettare l’offerta fatta ad Italmobiliare sarebbe stata una grave responsabilità degli amministratori nei confronti di tutti gli azionisti di Italmobiliare e di Italcementi; se il razionale economico del business fosse stato sopraffatto dall’irrazionale emotivo dei ricordi storici molto probabilmente saremmo stati responsabili di un atto di egoismo che il mercato non avrebbe mai compreso e, soprattutto, avremmo perso l’occasione di coniugare l’operazione finanziaria con una prospettiva di sviluppo di lungo periodo per i 17.704 dipendenti del Gruppo. La dimensione internazionale di Italcementi ci richiama a responsabilità che sono globali e devono interessare l’intera comunità aziendale.

Sotto il profilo economico quindi non credo che l’operazione possa essere in qualche modo messa in discussione e le molte testimonianze di assenso ricevute a livello personale mi rassicurano.

Ben diversa è la sfera soggettiva di questo accordo, lo scenario personale mio e delle persone che con me operano in Bergamo. È evidente che cedere un’azienda che è stato il perno dell’attività della città per 150 anni non è una scelta facile sul piano emozionale. È stato difficile, molto difficile, ma come ho detto è stata una scelta di responsabilità ed è questa convinzione che mi permette di guardare al futuro con serenità. Mi aspetto momenti complessi, ma con impegno li sapremo superare. Ogni operazione di acquisizione innesca processi di efficienza che hanno come obiettivo la riduzione dei costi che, senza falsità, si traducono anche in riduzioni di personale. Ora il mio compito è di proseguire le politiche di responsabilità sociale che hanno contraddistinto l’opera di Italcementi in tutti questi anni e che rivendico in particolare nella mia gestione. Ora il mio dovere è di far comprendere al management di Heidelberg che nel Gruppo Italcementi e a Bergamo ci sono valori straordinari, di uomini e di competenze, soprattutto legati al nostro know how tecnologico, alla nostra ricerca e alla conoscenza dei mercati in cui operiamo. Soprattutto penso al mercato italiano dove sono stati già raggiunti elevati gradi di efficienza operativa e di produttività. In attesa di verificare nel dettaglio quali saranno gli orientamenti del nuovo azionista, il management della società sta operando per mettere in atto tutte le forme più adeguate di tutela dei nostri lavoratori: operai, impiegati, dirigenti e manager.

Le aziende che rimarranno nel perimetro di Italmobiliare continueranno a confrontarsi, con particolare attenzione, con la realtà bergamasca; la nostra Fondazione sarà rafforzata e continuerà ad operare nell’interesse della comunità; la liquidità generata dalla cessione di Italcementi potrà essere, nel pieno rispetto dei piani e della governance di un’azienda quotata, la leva per intercettare nuove frontiere di sviluppo «promuovendo una qualificazione e una produttività - come ha scritto il nostro Vescovo - capaci di alimentare speranze inclusive».

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