A svettare, nella classifica per regioni dei versamenti dell’Irap, è la Lombardia, con oltre 7 miliardi di euro versati. Oltre il 31% delle imprese italiane però, vale a dire 1,7 milioni di soggetti, e il 37% delle sole società di capitali non versa l’Irap perché dichiara di non avere alcun valore aggiunto. È quanto emerge da un campione rappresentativo di 350 mila dichiarazioni dei redditi 2002 all’epoca messo insieme dal Secit e rielaborato dall’Isae, che ne riferisce nel rapporto «Finanza pubblica e redistribuzione».
Quindi, spiega l’Isae, va tenuto presente che dei «5,5 milioni di soggetti potenziali sono in effetti 3,8 milioni a versare l’Irap, con un’imposta aggregata pari a 30 miliardi generata da una base imponibile di 611 miliardi. È facendo riferimento a questi soggetti che vanno calcolate più correttamente le medie, che per la globalità dei citati 3,8 milioni con base imponibile positiva risultano essere di 7.880 euro per l’imposta e 160.363 euro per l’imponibile».
A giudizio dell’Istituto di studi e analisi economica il fatto che un’azienda su tre non sia tenuta al pagamento è indicatore di «un’anomalia del sistema produttivo», che può essere spiegata con diversi argomenti: dalla presenza fisiologica di una piccola percentuale di soggetti che per un determinato anno non produce reddito ai problemi di chi per circoscritte annualità è in effettiva perdita, dall’esistenza di imprese non operative alle agevolazioni che di fatto annullano l’Irap per i più piccoli, ma anche dalla «permanenza in Italia di un’elevatissima evasione ed elusione».
(06/11/2005)
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