Diminuisce il rischio di insolvenza creditizia delle imprese italiane. Dal 2000 al 2005, secondo un’analisi effettuata dal Centro Studi Sintesi sui dati di Banca d’Italia, il tasso di insolvenza è passato dal 10% circa al 7,6%, migliorando di 2,4 punti percentuali. Un miglioramento che si è confermato anche a giungo scorso quando, rispetto al giugno del 2004, si è scesi di quasi 0,4 punti percentuali.
Bergamo, rispetto alla media nazionale, si conferma territorio positivo: non solo siamo ampiamente sotto la media nazionale registrando un tasso d’insolvenza delle imprese pari al 4,24%, ma miglioriamo nella classifica delle province peggiori, scivolando dal 77° posto a cui eravamo iscritti nel giugno 2004 all’81° posto di fine giugno scorso.
Nell’arco di un anno, il tasso di sofferenza delle imprese orobiche è migliorato di 0,3 punti percentuali: dal 4,55 al 4,24%. Anche se, in un’analisi storica la percentuale del 4,24% rispetto al 2000 è rimasta pressoché stabile.
La Bergamasca, in ogni caso, si colloca tra le prime dieci province italiane per quanto riguarda la concentrazione delle insolvenze nelle imprese: siamo noni in Italia evidenziando che il primo 0,5% degli affidati concentra su di esso ben il 45,94% del totale delle insolvenze registrate nella provincia. In questa classifica spicca il caso Parma che evidenzia (sotto l’effetto della vicenda Parmalat) un tasso pari all’82,34%. A livello lombardo, invece, Bergamo si colloca sopra la media (che per la Lombardia si fissa al 4,09% dal 4,3% del giugno 2004): meglio di noi si segnalano infatti Lodi (4,07% all’87° posto), Brescia (3,92% all’89° posto - ma è tra le peggiori 15 province italiane nell’analisi storica avendo messo a segno un incremento di 1,3 punti percentuali rispetto al 2000), Milano (3,38% al 94° posto) e, come migliore realtà lombarda, Mantova (3,38% al 95° posto).
(12/02/2006)
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