In Italia 150 mila posti di lavoro
Ma i nostri giovani li rifiutano

Alcune aziende bergamasche stanno spostando il loro campo d’azione, e i dipendenti, nel Canton Ticino. Eppure in Italia ci sono 150 mila posti di lavoro (panettiere, falegname, infermiere) che potrebbero essere sbocco per i giovani. Lo dicono i consulenti del lavoro.

Non solo non vede la ripresa nel 2014 («i consumi restano stagnanti») ma incontra tanti imprenditori che le confessano: «Da mesi sono senza lavoro e non ho più soldi né per me né per i miei dipendenti».

E, proprio perché la crisi assume contorni piuttosto seri, qualche volta si deve addirittura improvvisare «psicologa» per aiutare i datori di lavoro a gestire gli esuberi di vecchi dipendenti con i quali avevano un rapporto quasi familiare.

Non solo, ma osserva anche alcune aziende bergamasche che stanno spostando il loro campo d’azione nel Canton Ticino: «Qui non c’è più lavoro - spiega Adriana Regonesi, rieletta (è al terzo mandato) presidente dell’Ordine provinciale dei consulenti del lavoro - e allora guardano alla Svizzera».

Cominciano magari con il distacco di un lavoratore in qualche cantiere svizzero per il quale hanno vinto l’appalto, poi, dopo aver sondato il terreno e capito che è fertile di opportunità, decidono di aprire una filiale. Si tratta di ditte del comparto edile, dei mobili o dei bottoni.

Eppure un’indagine della Fondazione studi consulenti del lavoro sui «lavori dimenticati» dice proprio questo: mestieri come il panettiere, il falegname, l’installatore di infissi, il barista, il cameriere, il pasticciere, il macellaio e - considerando anche quelli che richiedono un percorso formativo - l’infermiere, il tecnico informatico e l’operaio specializzato, «presentano un altissimo livello dell’offerta e uno bassissimo della domanda».

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