Economia / Bergamo Città
Lunedì 03 Ottobre 2011
Il presidente degli Industriali:
«La flessibilità non spaventa»
Non solo antipolitica, «sacrosanta oggi - commenta il presidente di Carlo Mazzoleni -, ma un po' scontata. La gente dimostra invece grande maturità e capacità di riflessione; la società civile appare più responsabile della classe dirigente, politica e non».
Non solo antipolitica. Sacrosanta oggi, ma un po' scontata. «A cavalcare l'onda dell'anticasta oggi si riscuotono solo ovazioni», ammette il presidente degli industriali bergamaschi Carlo Mazzoleni nel commentare il sondaggio promosso da Confindustria Bergamo (in collaborazione con il sito de L'Eco di Bergamo) su temi come i giovani, l'ambiente, lavoro femminile, scuola, formazione e costi della politica, i cui risultati saranno presentati nell'assemblea pubblica di Confindustria Bergamo di lunedì, in programma nell'hangar dell'aeroporto di Orio alla presenza del presidente nazionale Emma Marcegaglia.
Aspetti sorprendenti Per questo Mazzoleni preferisce sottolineare altri e più sorprendenti aspetti dell'indagine che ha raccolto 2.800 opinioni. «Abbiamo registrato un ottimo riscontro da questa operazione di ascolto nei confronti del territorio. È importante che la gente possa esprimere liberamente le proprie opinioni dando il proprio contributo di idee. Altrimenti quando può farlo? La politica è autoreferenziata e ridotta a una guerra fra bande, i partiti sono di plastica e la gente non riesce a contribuire alla costruzione di un programma. Dal tipo di risposte si capisce che la gente dimostra grande maturità e capacità di riflessione; la società civile appare più responsabile della classe dirigente, politica e non».
Il maggior numero di risposte riguarda i giovani, in particolare il loro ingresso nel mondo del lavoro. «Un tema caldo - commenta Mazzoleni - sul quale ci si poteva aspettare una differenza di vedute tra la visione imprenditoriale e quella della gente comune. In realtà, scaturiscono risposte interessanti. Perché, ad esempio, risulta che solo il 3% vuole eliminare la flessibilità del lavoro: evidentemente è ormai un concetto accettato ed entrato nel sentimento comune della società. Dunque non esiste un rigetto della flessibilità, semmai la richiesta di regolarla tanto in ingresso quanto in uscita».
«È inoltre significativo - continua Mazzoleni - che, per favorire l'inserimento nel lavoro dei giovani, nessuno chieda un potenziamento degli uffici pubblici e privati per l'impiego. La gente si è resa conto che non è attraverso questi strumenti che si risolve il problema. I bergamaschi chiedono invece di mandare in pensione i lavoratori anziani (34%), anche se questo si scontra con l'allungamento della vita biologica e con le tendenze europee di prolungamento della vita lavorativa. Ma un 21% sollecita che la formazione scolastica sia più vicina alle esigenze delle imprese. Risposte che danno l'idea di una maturazione culturale delle persone».
Molto interesse ha suscitato anche il tema del lavoro femminile in un territorio, quello bergamasco, che soffre di un deficit di occupazione «rosa». Per aumentare i posti di lavoro per le donne i cittadini sollecitano orari di lavoro più flessibili e maggiori servizi a sostegno della maternità, oggi considerati insufficienti. «Una carenza - commenta Mazzoleni - che si scarica sulle imprese, chiamate a svolgere un servizio che invece competerebbe allo Stato».
Tre ipotesi per la scuola Sul rilancio della scuola sono emerse tre opzioni: chi vuol tornare alla scuola pre-'68, autorevole e istituzionale; chi la vuole trasformare in un'azienda vicina al mondo dell'impresa; e chi ritiene debba educare i cittadini. Infine, sul tema dell'ambiente, «nonostante la situazione economica sfavorevole - conclude infatti Mazzoleni - nessuno sostiene che la difesa degli interessi economici e dell'occupazione debba essere prioritaria rispetto alla tutela dell'ambiente. E anche sulla questione della compatibilità tra sviluppo economico e salvaguardia dell'ambiente, un 28% di risposte ritiene che, a dispetto delle tesi ambientaliste, sia necessario investire nel progresso tecnologico».
P. S.
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