«Il governo cambi il Codice degli Appalti», presidio dei sindacati a Bergamo

Mercoledì 30 giugno anche a Bergamo presidio nell’ambito dello sciopero generale del settore dell’energia e dell’igiene ambientale.

Anche a Bergamo, mercoledì 30 giugno, i sindacati confederali hanno partecipato allo sciopero generale del settore dell’energia e dell’igiene ambientale, con un presidio davanti alla prefettura dalle 10 alle 11,30. Motivo della protesta è l’articolo 177 del Codice degli Appalti le cui proroghe applicative scadranno il 31 dicembre 2021, e che obbliga le aziende concessionarie a esternalizzare e frammentare l’80% di tutte le attività oggetto di concessione, anche quando svolte direttamente dai propri dipendenti, destrutturando così un servizio fondamentale per le comunità locali. Per non dire delle decine di migliaia di posti di lavoro che saranno messi a rischio, azzerando le garanzie occupazionali e contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori.

Sono coinvolte le categorie di CGIL CISL UIL dei settori dell’energia e dell’igiene ambientale. «Da tempo ribadiamo che il carattere pubblico dei servizi essenziali, quali energia e igiene ambientale, rappresenta un vero e proprio presidio di democrazia, e di difesa dell’interesse pubblico – dicono Cristian Verdi, Antonio Scaini e Carlo Varinelli, segretari generali di FEMCA, FIT e FLAEI CISL di Bergamo. Lo sciopero di oggi serve a ricordare che l’esternalizzazione dei servizi con gare a ribasso, sarebbe deleterio per la cittadinanza, per l’occupazione, per la qualità della vita».

«I lavoratori sul territorio oggi hanno fatto sentire la loro voce, a difesa dei servizi al cittadino e della loro stessa occupazione. Ritentiamo importante la correzione dell’articolo 177 del Codice dei contratti pubblici, perché l’universalità dei servizi essenziali non può essere subordinata a logiche di ribasso che impattano direttamente sul lavoro con effetti negativi rispetto alla qualità del lavoro: sarebbe una prospettiva inaccettabile». «Il sindacato ha proposto di abrogare l’intero articolo, ovvero escludere dal 177 i servizi pubblici essenziali, oppure, in alternativa di prorogare fino alla fine del Pnrr l’esclusione dei settori ad oggi interessati, anche in attesa che si pronunci la Corte Costituzionale nel merito. È forte, infatti, il rischio di generare, a causa della dismissione di interi settori, esuberi, lavoro povero, e disservizi per i cittadini in una fase di grande depressione economica». Circa 150000 lavoratori in tutta Italia «sono a rischio, così come i servizi all’utenza e l’inevitabile lievitazione dei costi in bolletta».

Sono moltissimi i lavoratori (il 90% a livello nazionale) che hanno scioperato. «Uno sciopero quello di oggi 30 giugno voluto di comune accordo tra lavoratori e aziende del settore che vogliono far sentire la propria voce rispetto al rischio nell’applicazione dell’articolo 177 che comporterà la destrutturazione dei servizi pubblici essenziali, come quello elettrico idrico e del gas - ha commentato Eleonora Lavelli, della Filctem CGIL di Bergamo - Servizi garantiti fino ad oggi da lavoratori di alta professionalità e qualificati a cui si applicano contratti nazionali del settore. A perdere in questa partita non saranno solo i lavoratori e le loro famiglie ma anche gli utenti che saranno vittime di disservizi e di inevitabili rincari nelle bollette. Siamo ad un passaggio fondamentale rispetto al passato. I capitali che arriveranno per il recovery found ci vedono impegnati verso una svolta energetica epocale. Non possiamo mancare questo obiettivo per noi ma soprattutto per le generazioni future».

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