«Questo è un arbitrato di equità – ha spiegato il senatore Tiziano Treu, durante un incontro, organizzato dalla Cgil di Bergamo, che si è svolto mercoledì presso la sede del Mutuo Soccorso di via Zambonate –, non appellabile: in sostanza l'arbitro decide secondo un suo senso d'equità, appunto, e la sua decisione non può essere messa in discussione, non si può ricorrere in appello. Questo è il vizio insito nella norma».
Un'opzione non accettabile anche perché «appare come una scelta libera – ha detto Cosimo Francioso, giuslavorista della Consulta nazionale Fiom-Cgil –, in realtà, la scelta di optare per l'arbitrato d'equità, derogando all'opzione di rivolgersi al giudice del lavoro, viene fatta firmare nel momento dell'assunzione, quasi come un allegato al contratto, in un momento delicato in cui il lavoratore è vulnerabile. Specie se pensiamo ai giovani al primo impiego, a chi ha perso il posto di lavoro precedente per la crisi, ai migranti che rischiano l'espulsione».
In questo modo, è stato spiegato, se l'arbitro non ritiene necessario applicare una delle norme del contratto nazionale, lo può fare, mettendo a rischio tutto il sistema di tutele al lavoratore: dall'articolo 18, sul licenziamento per giusta causa, alle ore di lavoro, al periodo di ferie e così via. Pur non demonizzando l'arbitrato, che potrebbe essere utile per sfoltire le cause previdenziali e quelle relative all'applicazione del contratto nazionale, «nella norma in questione – ha aggiunto il senatore Treu –, si può scegliere l'arbitrato a livello individuale, fuori dai paletti del contratto collettivo, e questo è il vero problema».
Critiche anche alle misure relative all'apprendistato a 15 anni, che vanno contro il diritto allo studio fino a 16 anni, e la delega sugli ammortizzatori sociali. Tutti punti di vista condivisi anche da Maurizio Martina, segretario del Pd lombardo, che ha fatto un breve intervento. «Il decreto non risolve i problemi – ha commentato Luigi Bresciani, segretario provinciale Cgil – e non risponde all'autonomia delle parti sociali. E' un attacco ai lavoratori». Portato in un momento delicato di crisi. «Se il decreto sarà promulgato faremo ricorso alla Corte Costituzionale – ha concluso Fulvio Fammoni, della segreteria nazionale Cgil –. La prima cosa da fare è una grande informazione presso i lavoratori: entro la prossima settimana distribuiremo, infatti, un vademecum».
Alessandra Bevilacqua
© RIPRODUZIONE RISERVATA