«Fondazione Pesenti aiuti i lavoratori»
La risposta: si sollecitino i nuovi azionisti

Hanno scritto una lettera aperta. Sono i parlamentari bergamaschi Daniele Belotti, Antonio Misiani, Elena Carnevali e il consigliere regionale bergamasco Dario Violi, che da mesi seguono la situazione degli Italcementi. I destinatari sono Carlo e Giampiero Pesenti.

«Ci permettiamo di scrivervi vista la difficile situazione in cui si trovano decine di vostri ex dipendenti. L’Italcementi ha sempre rappresentato per Bergamo un fiore all’occhiello e un orgoglio per le migliaia di nostri concittadini che hanno lavorato alle vostre dipendenze. Molti sono rimasti in azienda per una vita e qualcuno si è pure fatto la famiglia, trovando l’anima gemella proprio sul posto di lavoro. Ecco perché la notizia della vendita della società, in quell’estate 2015, fu un vero choc per tutta la comunità bergamasca, rendendo fosco il futuro per centinaia di lavoratori» è l’inizio della lettera.

«Dopo tre anni e mezzo, 180 ex dipendenti, che avevano aderito al piano sociale, hanno subìto la fine della cassa integrazione e sono stati licenziati. Se è vero che sono state concesse delle buonuscite, non va però dimenticato come oggi questi lavoratori, che hanno dato tanto all’azienda, siano in gravi difficoltà». Da qui un appello: «La responsabilità sociale non può rimanere un mero slogan: deve tradursi in progetti concreti, che diano il segno di una reale attenzione al territorio e alla comunità. Per questo vi invitiamo a mettere in campo un intervento concreto a favore di questi lavoratori e delle loro famiglie». I politici aggiungono «La Fondazione Pesenti, ad esempio, potrebbe dare loro un aiuto attivandosi a cercare possibilità di impiego, o con un sostegno all’istruzione dei figli o con un contributo al pagamento di alcune spese essenziali per il sostentamento di queste famiglie».

«L’atteggiamento tenuto anche nella fase di cessione della società bergamasca è sempre stato estremamente attento agli aspetti sociali dell’operazione: cassa integrazione, scivoli e incentivi alla ricollocazione, operazioni di monitoraggio occupazionale con Confindustria Bergamo etc.» risponde così la famiglia Pesenti, che aggiunge: «Si ritiene che le istituzioni politiche bergamasche, a due anni dalla data di cessione dell’azienda, dovrebbero rivolgere le loro sollecitazioni al nuovo azionista e ai nuovi manager che tra l’altro hanno da un lato disatteso alcuni impegni presi sulla sede di Bergamo e dall’altro messo in atto operazioni espansive sul territorio italiano con importanti acquisizioni.Richiamarsi a legami storici, che permangono, si ritiene non sia il percorso più adeguato e realistico per affrontare il tema dell’occupazione in Italcementi».

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