Economia / Bergamo Città
Martedì 30 Dicembre 2014
Fine anno amaro per Sf Servizi
Licenziamento pronto per 20
C’è poco da festeggiare, nel Capodanno dei dipendenti di Sf Servizi, l’agenzia di via Carnovali che fino a poco tempo fa gestiva i servizi bancari e di leasing per Unicredit.
Dal 31 dicembre, infatti, scadrà il mandato del gruppo bancario, e la direzione ha già aperto la procedura per licenziare 20 dei 28 dipendenti dello sportello bergamasco. Sf Servizi aveva ricevuto già a giugno scorso la disdetta da parte di Unicredit, ma solo in questo periodo la trattativa con il sindacato ha potuto prendere avvio, con problemi e incomprensioni dovute anche alla scarsità del tempo ormai a disposizione.
In pratica, dice Franco Gritti della Fisascat Cisl di Bergamo, la comunicazione di «licenziamento collettivo e/o licenziamento individuale ci è arrivata il 7 dicembre scorso e, nonostante l’impegno a trovare soluzioni, le condizioni dell’azienda non hanno lasciato spazio a possibili mediazioni. Avevamo infatti chiesta la disponibilità a rivedere il numero degli esuberi o almeno a definire un incentivo economico all’esodo (la Sf propone una sola mensilità), ma nessun passo avanti è stato fatto. Al rientro dalle festività cercheremo nuovi incontri per capire le reali intenzioni, ma a queste condizioni è difficile trovare un accordo».
«L’operatività di grossi gruppi bancari come Unicredit poggia sull’attività di una miriade di società piccole o piccolissime che offrono servizi bancari – è il commento di Alberto Citerio, segretario generale di Fisascat Cisl Bergamo» . La sopravvivenza di queste aziende è legata alle convenzioni o concessioni con gruppi bancari committenti. «Si tratta di forme di terziarizzazione di cui è difficile avere un quadro chiaro. È un mondo che stiamo conoscendo man mano si presentano situazioni da gestire. La discussione riguardante i cambiamenti e le trasformazioni che sta avendo il sistema bancario del nostro paese non può non tenere conto di questi lavoratori di società esterne e terziarizzate che, con poche tutele e nessun ammortizzatore sociale, sono i primi a pagarne in prima persona il conto salatissimo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA