Esuberi al Linificio, nuovo colpo sul tessile

Preoccupazione per l’impatto sociale dei 140 licenziamenti che colpiranno soprattutto Fara d’Adda e Villa d’Almè L’impegno dei sindaci Valerio Piazzalunga e Maurizio Mazzocchi per affrontare le possibili emergenze

Che il Linificio potesse dare corso a qualche operazione di riorganizzazione era nell’aria: non solo per la concomitanza di fattori interni (fusione con Zignago) ed esterni (la grave crisi e l’accentuata concorrenza dei Paesi asiatici - Cina in primis - che registra a livello internazionale il settore tessile), ma anche perché la lunga serie storica di riorganizzazioni non deponeva a favore di altri scenari. Il vero problema è che, come ogni volta accade in presenza di esuberi, a pagare il «costo sociale» è quasi sempre il territorio circostante agli stabilimenti interessati dalle riorganizzazioni. Dai problemi occupazionali e rioccupazionali per i lavoratori alla perdita di capacità produttiva ed economica per il territorio.

Sono le preoccupazioni condivise anche dai primi cittadini di Fara Gera d’Adda e Villa d’Almè. Per i due sindaci, rispettivamente Valerio Piazzalunga e Maurizio Mazzocchi, dopo le notizie circolate mercoledì, ora è il tempo delle verifiche e delle analisi: entrambi, infatti, esamineranno la situazione unitamente alle loro giunte comunali e non mancheranno di chiedere un incontro con i vertici aziendali per capire nello specifico i problemi che potranno sorgere.

«Il fatto che vengano messi in discussione dei posti di lavoro preoccupa ovviamente la nostra collettività - sottolinea Piazzalunga -. La sede di Fara ha un lungo trascorso di riorganizzazioni: rispetto alla situazione attuale, forse, i tagli effettuati solo qualche anno fa erano più "pesanti" dal punto di vista sociale considerato come qui non c’era famiglia che non avesse una persona occupata al Linificio.

Quello che francamente ci ha un po’ stupito è l’annuncio del trasferimento della sede amministrativa a Villa d’Almè: un ambito che mai, prima di adesso, era stato preso in considerazione per eventuali trasferimenti. Anzi: la garanzia dell’azienda è sempre stata quella di confermare proprio la sede di Fara come centro amministrativo». A Fara, al di là di una parte di attività logistica, rimarrà - dal punto di vista produttivo - la realizzazione di filati «pettinati»: l’occupazione, di contro, registrerà una quarantina di esuberi scendendo drasticamente dagli attuali 93 addetti (inclusi una trentina «amministrativi»). Anche per il primo cittadino di Fara però, così come evidenziavano già i primi commenti sindacali mercoledì, uno dei rischi che si evidenziano è addirittura la permanenza stessa del Linificio a Fara: «Al di là del fatto - aggiunge - che l’area su cui insiste il Linificio ha una destinazione prettamente industriale e che sullo stabile esistano vincoli anche di carattere storico-industriale».

Una situazione simile si respira a Villa d’Almè. Qui la «novità» Linificio rischia di sommarsi alla situazione di emergenza occupazionale che solo qualche mese fa si è aperta sull’area sovracomunale con il caso della Trs Evolution (gruppo Trussardi) di Almè che, dal canto suo, ha annunciato la chiusura delle attività.

«L’annuncio della direzione del Linificio non può che accentuare le nostre preoccupazioni - sottolinea il primo cittadino di Villa d’Almè, Maurizio Mazzocchi - proprio perché come la Trs anche il Linificio dà lavoro a cittadini del nostro Comune come di quelli limitrofi». E a preoccupare il sindaco di Villa d’Almè c’è il fatto che dopo la Val Seriana, la crisi del tessile si sta diffondendo ampiamente su tutto il territorio della Bergamasca: «È davvero impressionante come tutta la filiera produttiva tessile presente sul territorio provinciale stia via via soffrendo gli effetti di questa globalizzazione "spinta". Anche la riorganizzazione del Linificio rientra in questo ambito, tenuto conto di come l’azienda pare intenda garantire la permanenza delle produzioni di alta gamma in territorio Bergamasco. Certo, è una fase storica ben delineata, quella che l’economia mondiale sta vivendo: ma di fronte a questi annunci la domanda che sorge spontanea è a quali costi sociali. Qui in termine di occasioni occupazionali perse, nei Paesi in via di sviluppo, magari, in termini di mancate garanzie di condizioni umane e sociali».

Al di là di un’analisi macro economica, anche il sindaco di Villa d’Almè garantisce l’impegno suo e della giunta ad affrontare concretamente i problemi che si evidenzieranno dalla riorganizzazione del Linificio (a Villa si perderanno una tipologia produttiva e circa un’ottantina di posti di lavoro rispetto agli attuali 390 addetti). «Ce ne occuperemo in giunta, così come chiederemo un incontro con la direzione aziendale per capire come stanno concretamente le cose. Già da ora ribadiamo la disponibilità ad offrire una mano anche a lavoratori e sindacati nel caso volessero un supporto concreto per la gestione delle emergenze».

(05/11/2004)

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