Douglas chiude in viale Papa Giovanni, a
rischio 40 dipendenti in provincia
Nella crisi delle profumerie Douglas, sono 128 i negozi in Italia destinati alla chiusura e tra questi il negozio di vialePapa Giovanni, a Bergamo, dove lavorano tre dipendenti.
Lo scorso 9 aprile si è tenuta una riunione sindacale a livello nazionale per capire le sorti dei punti vendita di Douglas Italia. Con questa mossa, secondo Fisascat Cisl, l’azienda vorrebbe alleggerirsi di alcuni contratti «pesanti», seguendo la procedura dell’articolo 14 che parla di accordi con licenziamenti concordati.
Dai sindacati è arrivato un no secco: «Le idee e le prospettive espresse nel corso della riunione non sono certo ascrivibili ad un piano commerciale – sottolinea Claudia Belotti, della segreteria Fisascat Cisl Bergamo -, per questo rigettiamo e stigmatizziamo ancora una volta la riorganizzazione aziendale e la situazione di grande incertezza che si è abbattuta sui 657 lavoratori, perlopiù donne e le loro famiglie».
L’azienda giustifica le proprie scelte parlando di un grande sviluppo dell’e-commerce, e ha sostenuto che sino al 2024 vi sarà una forte perdita economica per tutta l’azienda a livello mondiale a seguito di difficoltà del settore. Come risposta alle richieste di messa in sicurezza dell’azienda e della gestione del personale, è stato avanzato un piano attraverso percorsi di ricollocazione, formazione , incentivi all’esodo su base volontaria.
«È una notizia che non rassicura certo le dipendenti degli altri punti vendita sul territorio della provincia, 38 persone, tra cui Seriate, Orio al Serio, Treviglio e Brembate» è il commento di Monica Olivari di Fisascat Cisl di Bergamo che segue la vicenda e aggiunge: «Appare piuttosto evidente che la risposta da parte di Douglas alla crisi economica causata dalla pandemia è completamente fuori dallo schema che altre realtà di settore hanno utilizzato, cercando soluzioni condivise insieme agli aiuti forniti dallo Stato, come gli ammortizzatori sociali, ed insieme a chi i lavoratori li rappresenta come le organizzazioni sindacali, mettendo in atto progetti atti a tutelare sia la continuità dell’attività che il reddito dei lavoratori e lavoratrici. Giovedì 22 aprile in mattinata ci sarà l’ennesimo incontro con l’azienda per poter garantire l’ammortizzatore sociale ai dipendenti coinvolti in questa triste procedura».
© RIPRODUZIONE RISERVATA