Distretto gomma, dal Sebino all’Est

Sette aziende del comparto delocalizzano verso l’Europa orientale e la Spagna. Per reggere la concorrenza necessario trasferire all’estero parte della produzione

Più Est, più Europa e prime migrazioni in Cina per le medie imprese del distretto gomma del Basso Sebino. In questi anni di flessione della domanda internazionale e di stagnazione del comparto, le aziende del Basso lago hanno iniziato un percorso di delocalizzazione nei paesi dell’Europa occidentale (in particolare in Spagna) ma anche nelle zone dell’est Europa e persino in Cina: nuove aree destinate a diventare una seconda patria per quella che comunemente è chiamata la «Rubber Valley».

Sette le aziende già internazionalizzate o che si stanno apprestando a varcare la frontiera. L’Oldrati di Villongo, pronta per l’autunno a produrre in Slovacchia, l’Italian Gasket di Paratico, fresca di investimento in Romania e presto in Cina, e altre cinque aziende con unità produttive già funzionanti da anni all’estero: Argomm di Villongo, in Spagna; Gapi di Castelli Calepio, in Germania; Ar-Tex di Viadanica in Spagna e nei Paesi Baschi; Tecno-Invest di Viadanica in Spagna; Tecnogomma International di Adrara San Martino in Spagna e Polonia.

Politiche di delocalizzazione che se da un lato presentano un’opportunità di sviluppo e concorrenzialità, dall’altro, però, non nascondono insidie da ricondurre in particolare alla scarsa esperienza e alla mancanza di competenze registrabili spesso nelle aree estere di nuova industrializzazione e anche alle contenute disponibilità finanziarie. Politiche che spesso rappresentano un dietrofront rispetto agli investimenti sul territorio, che potrebbe anche costituire una minaccia di impoverimento per l’intero distretto, già in affanno per la concorrenza cinese sui prodotti a catalogo e per un accentuamento del rischio competitivo sui prodotti qualificati.

In altre parole, la prospettiva che potrebbe prefigurarsi per il futuro del Basso Sebino, è quello del mantenimento in loco della parte tecnologica e «intelligente» del settore (ricerca e sviluppo, industrializzazione, prototipazione e servizi) dirottando invece altrove parte del processo di trasformazione.

«Per la divisione gomma - chiarisce Fabio Bertolotti, dirigente responsabile di Assogomma, associazione che rappresenta in Italia 260 aziende per 33 mila addetti - diventa un imperativo internazionalizzare per mantenere le quote di mercato e combattere la competizione del Far East. Anche se, nel settore gomma, più che una delocalizzazione vera e propria, stiamo assistendo a contesti di affiancamento, che portano alla nascita di nuovi siti industriali in aggiunta a quelle già esistenti. Situazioni che di riflesso limitano sviluppi e investimenti sui nostri territori».

Ne prende atto Andrea Volpi, rappresentante sindacale Femca-Cisl: «Il distretto non gode certamente di ottima salute, anche se la tenuta occupazionale in questi anni è stata garantita, limitando la manodopera straordinaria e fermando le linee nei fine-settimana. Non mancano le preoccupazioni per le prospettive a lungo termine anche a fronte degli investimenti oltre frontiera».

Tra le aziende che si sono impegnate recentemente in un investimento produttivo all’estero c’è la Oldrati di Villongo che, dopo aver investito 12 milioni euro per aprire nel 2002 un nuovo stabilimento di 14 mila metri quadrati coperti ad Adro (in provincia di Brescia), si appresta in autunno a realizzare in Slovacchia un impianto di 33 mila metri quadrati coperti: un progetto che richiederà un investimento di 10 milioni di euro. «Dopo un’attenta analisi di mercato - afferma Manuel Oldrati, amministratore delegato del gruppo che conta oltre 400 dipendenti - la mia famiglia ha deciso di investire in Slovacchia. Una scelta dovuta a più fattori: alle pressioni della clientela del settore automobilistico e degli elettrodomestici, alla crescita di consumi di questi Paesi rispetto alla debolezza dei mercati e, infine, alla necessità di essere competitivi. Certo è che in futuro saranno trasferite produzioni interessanti, con contraccolpi per le piccole aziende di terzisti locali. Per sopravvivere, il distretto dovrà garantire quattro requisiti: prezzi competitivi, innovazione, qualità del prodotto e assistenza tecnica qualificata».

Nel polo bergamasco sembra proseguire l’incertezza, caratterizzata da una saturazione degli impianti (fonte Assogomma) vicina al 77% e un costo del lavoro aumentato nel 2003 del 2,5% rispetto all’anno precedente. L’impressione generale, è che i volumi ed i portafogli ordini che caratterizzarono i primi anni ’90, non ci saranno più.

«I clienti - chiarisce Paolo Bellini, direttore commerciale di Ar-tex di Viadanica, azienda con un sito produttivo nei Paesi Baschi per complessivi 150 dipendenti ed un fatturato 2004 che supererà i 22 milioni di euro - ci spingono a seguirli nelle delocalizzazioni. L’intenzione è di creare a breve un magazzino di stoccaggio in Cina per rifornire tempestivamente le linee di montaggio».

(18/08/2004)

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