I lavoratori hanno risposto oggi con uno sciopero di quattro ore all’annuncio della Brulli Spa (impianti elettrici) di Arcene di 21 esuberi fra i dipendenti a tempo indeterminato, otto operai di cantiere e 13 impiegati di sede. Il piano di riassetto, messo a punto per rispondere alla debolezza del mercato e al calo di lavoro, è stato presentato ieri ai sindacati. La protesta è invece di questa mattina, con un presidio davanti ai cancelli dell’azienda in corso Europa, lungo la statale del Tonale che collega Arcene a Treviglio. Prima della manifestazione si riunirà l’assemblea dei lavoratori.
Per la società la strada da seguire è quella del licenziamento collettivo, anche se al momento la procedura di mobilità non è stata aperta e non dovrebbe esserlo fino al prossimo incontro, fissato per il 2 febbraio. Da parte sindacale si chiede invece di trovare soluzioni diverse, come la cassa integrazione straordinaria. Ipotesi che per il momento l’azienda intende scartare. «Gli esuberi ci preoccupano e la mancata disponibilità sulla cassa ci preoccupa ancora di più», commenta Giovanna Roncelli della Fiom-Cgil.
La Brulli ha inoltre comunicato ai sindacati che nei prossimi mesi non saranno confermati 24 contratti a tempo determinato in scadenza. «Per noi si tratta di fatto di una perdita di 45 posti di lavoro su un totale di 116, temporanei compresi», dice Maurizio Gozzini della Fim-Cisl. Non così per l’azienda, che sottolinea come la maggior parte dei 24 temporanei siano legati ad appalti vinti nel 2001 e che si stanno completando in Sicilia. «Il nostro organico standard è di 95 dipendenti circa, quindi gli esuberi sono 21 su 95», spiega il presidente Marco Brulli. «Dei 24 lavoratori a tempo determinato, 19 sono persone assunte in Sicilia per i lavori di illuminazione delle gallerie e di installazione dei sistemi di telegestione che stiamo finendo sull’autostrada Messina-Palermo». Gli altri cinque temporanei sono operai di cantiere che fanno riferimento alla sede di Arcene.
La riorganizzazione è la conseguenza delle difficoltà del mercato, che nell’ultimo anno e mezzo, fra l’altro, ha visto farsi più agguerrita la concorrenza di altri operatori italiani. «Il persistere della situazione di crisi ha determinato una contrazione della domanda e una conseguente riduzione dei prezzi in offerta», spiega Marco Brulli. Un calo che erode i margini di profitto e orienta la società verso un recupero sui costi.
«Si lavora poco e con margini risicati - continua Brulli -. Chiaramente confidiamo in un recupero, ma i nostri lavori spesso sono pluriennali e di conseguenza hanno una gestazione lunga». Dopo un 2003 chiuso in leggero utile, il 2004 non è stato brillante: la Brulli, che ha un fatturato fra i 15 e i 20 milioni, ha registrato un calo del 30% nelle acquisizioni di commesse, bilanciato sul piano operativo dagli ordini «lunghi» messi in portafoglio in precedenza.
(14/01/2005)
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