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Economia / Bergamo Città
Mercoledì 08 Ottobre 2014
Dal lattoniere all’ingegnere elettrotecnico
Ecco i lavori che nessuno vuole fare
Lattonieri e calderai, tappezzieri e materassai. Ma anche installatori nel campo delle telecomunicazioni, macellai e sarti. Nonostante la difficile situazione del mercato del lavoro, con la disoccupazione giovanile in Italia che ha raggiunto il 44,2%, ci sono ancora professioni nel nostro Paese di difficile reperimento e lavori che nessuno vuole o è in grado di fare.
La Camera di Commercio ci Monza e Brianza ha analizzato i mestieri che nessuno vuole fare o che difficilmente vedono un’alta offerta. Così, facendo il giro delle regioni, si scopre che in Lombardia non piacciono i mestieri antichi. Le figure di lattonieri e stagnini sono difficili da reperire nel 77,8% dei casi richiesti; così come è non è facile trovare un tappezziere (71,4%). E nella regione della «moda» si fatica a rintracciare sarti e modellisti (44,4%, vale a dire per un fabbisogno di 180 nuovi addetti 80 figure sono «scoperte»).
E ancora: in Lombardia mancano persone che abbiamo esperienza nelle professioni tecniche della salute; addetti alle consegne, elettrotecnici ed ingegneri elettrotecnici, così come macellai, persone che possano lavorare in pescheria e aprovvigionatori e responsabili acquisti. E poi: sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai.
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E la situazione vale per tutta la Penisola. Nel Lazio, terra di turismo, mancano all’appello 270 accompagnatori turistici. In Liguria scarseggiano i gelatai e pasticcieri, oltre ai falegnami. In Piemonte le imprese hanno difficoltà nel trovare esperti di pubbliche relazioni e mancano i «pony express». In Trentino Alto Adige non è semplice assumere agronomi. Se volete un ingegnere elettrotecnico, un tecnico della sicurezza e un idraulico non cercatelo in Veneto. Mancano i cuochi in Friuli, Abruzzo e Sardegna.
«La presenza di imprenditori che investono e mettono in campo nuove assunzioni - ha dichiarato Carlo Edoardo Valli, Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza – rappresenta oggi uno stimolo per il sistema economico e sociale. Ora è necessario ripartire dalle imprese, con interventi che riducano il peso burocratico e quello fiscale, sostenendone la crescita che a sua volta genera occupazione, soprattutto per i giovani».
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