Economia / Isola e Valle San Martino
Mercoledì 29 Gennaio 2014
Da Brembate fino alle Olimpiadi
La Liski porta reti e paletti a Sochi
Non sono ancora cominciati i Giochi olimpici invernali di Sochi, in Russia, in programma dal 7 al 23 febbraio, e la Liski di Brembate, specializzata nella fornitura di attrezzature sportive, deve già pensare alle prossime Olimpiadi bianche del 2018 a Pyeongchang, in Corea del Sud.
Non sono ancora cominciati i Giochi olimpici invernali di Sochi, in Russia, in programma dal 7 al 23 febbraio, e la Liski di Brembate, specializzata nella fornitura di attrezzature sportive, deve già pensare alle prossime Olimpiadi bianche del 2018 a Pyeongchang, in Corea del Sud. In questo settore, si lavora con largo anticipo: «Per Sochi – spiega Diego Parigi, direttore operativo dell’azienda – ci siamo mossi addirittura nel 2006, del resto il Comitato organizzatore doveva fare i propri test e le proprie valutazioni. Devo dire che, poi, i risultati, sono arrivati: una commessa da 5 milioni di euro per una serie di attrezzature per l’Olimpiade russa».
Martedì prossimo una delegazione di tecnici della Liski partirà alla volta di Sochi dove si fermerà per tutta la durata delle Olimpiadi per garantire la necessaria assistenza per l’utilizzo delle attrezzature fornite, dalle reti di protezione ai paletti da slalom, dai pettorali alle tende di partenza e riscaldamento per gli atleti alle transenne. Ma la Liski, sempre a Sochi, avrà anche un incontro con gli organizzatori delle Olimpiadi coreane del 2018, per presentare i suoi prodotti ed eventualmente iniziare a ragionare attorno a una fornitura per Pyeongchang.
La Liski, del resto, non è nuova ad esperienze di questo genere, ed era presente sia alle Olimpiadi invernali di Torino del 2006 sia a quelle di Vancouver, in Canada, del 2010. A Torino aveva portato 110 chilometri di reti protettive, 1.900 pali da gare, 1.600 materassi ad aria e in gommapiuma per assorbire gli urti degli sciatori finiti fuori pista,14 mila pettorali per atleti e apripista.
Per saperne di più leggi L’Eco di Bergamo del 29 gennaio
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