Economia
Venerdì 22 Dicembre 2017
Crolla il Bitcoin, meno 40%
In fumo 121 miliardi di dollari
Il Bitcoin affonda: la criptovaluta perde il 40% e brucia in 24 ore un quarto della sua capitalizzazione di mercato, mandando in fumo 121 miliardi di dollari, ovvero il doppio del valore di Tesla.
Un tonfo che arriva al termine di una settimana contrassegnata da problemi di cybersicurezza su due piattaforme di scambio e dall’allerta delle autorità, che hanno ripetutamente messo in guardia sui rischi delle valute digitali. Il Bitcoin precipita sotto gli 11.000 dollari dopo aver sfiorato un massimo di 20.000, e si avvia a chiudere una settimana nera con perdite complessive del 39%. Nelle tre precedenti settimane aveva guadagnato il 13%, il 44% e il 32%. A essere sotto pressione è però tutto il mercato delle criptovalute: Ethereum, la seconda valuta digitale per valore di mercato, perde il 35% a 648,44 dollari, il Bitcoin cash il 42,6% e il Litecoin il 43%. Crolli che spingono Coinbase, uno dei maggiori mercati di scambio, a sospendere temporaneamente gli ordini di acquisti e vendite.
Il tonfo segue giornate difficili per il Bitcoin, la cui volata rievoca sempre più la bolla dotcom. E proprio in quest’ottica le autorità di tutto il mondo hanno iniziato a mostrare segnali di preoccupazione: pur senza lanciare allarmi veri e propri, si sono succeduti appelli e messe in guardia sui rischi della criptovaluta. Il governatore della Banca d’Inghilterra e numero uno del Financial Stability Board, Mark Carney, ha messo in evidenza la necessità per le autorità di regolamentazione di esaminare le criptovalute e rafforzare le regole sulle initial coin offering, la raccolta fondi digitale.
La mancanza di controlli è affidata ai singoli mercati, non a caso Coinbase ha avviato un’indagine interna per insider trading sul Bitcoin Cash. A preoccupare è anche la cybersicurezza delle criptovalute, soprattutto dopo la bancarotta di Youtib, la piattaforma sudcoreana vittima di un attacco hacker.
A fronte di queste incertezze e debolezze, la corsa alle criptovalute agita i sonni delle autorità di regolamentazione, al momento impotentì. Finora sono soprattutto i singoli investitori a scommettere sul Bitcoin e simili, ma il fenomeno inizia a contagiare anche Wall Street, che non vuole essere la grande esclusa. Diverse piccole aziende quotate hanno negli ultimi giorni cambiato nome per approfittare della corsa del Bitcoin: long Island Iced Tea è diventata Long Blockchain, un cambio che è valso un aumento del 500% in Borsa. La Sec è stata costretta a sospendere gli scambi di The Crypto Company dopo un balzo di quasi il 3.000% per presunte irregolarità. E ora si affacciano le grandi banche. Secondo indiscrezioni, Goldman Sachs potrebbe lanciare entro giugno un desk per le criptovalute per rispondere al crescente interesse dei suoi clienti. Valuta il mercato anche JPMorgan: nonostante la contrarietà di Jamie Dimon, che ha definito il Bitcoin una «frode», due strateghi della banca hanno avviato un esame sulla volatilità della criptovaluta, in quella che potrebbe essere un’apertura a
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