Economia / Bergamo Città
Martedì 10 Giugno 2014
Cravatte e papillon per Albini
Al Pitti con Thomas Mason
Il Cotonificio Albini cavalca l’onda della moda e della modernità e si lancia in una nuova avventura fatta di cravatte e papillon dai colori sgargianti. Anzi, Silvio Albini, presidente della storica azienda di tessuti, preferisce parlare di «evoluzione, e non rivoluzione». E sarà al Pitti.
Il Cotonificio Albini cavalca l’onda della moda e della modernità e si lancia in una nuova avventura fatta di cravatte e papillon dai colori sgargianti. Anzi, Silvio Albini, presidente della storica azienda di tessuti, preferisce parlare di «evoluzione, e non rivoluzione», ma senz’altro questa nuova fase imprenditoriale che lo porta a realizzare per la prima volta un prodotto finito è un bel passo per la sua azienda e il suo brand di tessuti british Thomas Mason.
Per la prima volta il gruppo sarà con uno stand al Pitti di Firenze, dal 17 al 20 giugno: «Praticamente non ne ho mai perso uno come visitatore e con i nostri tessuti non siamo mai mancati negli stand dei nostri tanti clienti. Ora però ci siamo con una prima collezione di accessori da uomo». Niente camicie, ovviamente: «Quelle le lasciamo fare ai nostri clienti» commenta subito Albini, che presenta invece una linea stilosissima di cravatte, papillon e pochette handmade dal gusto contemporaneo, i colori accesi e gli abbinamenti eccentrici, in una filosofia «authentically british» e contemporanea: «In questo modo abbiamo dato priorità ai nostri tessuti, nostra identità primaria, ma arrivando anche al consumatore finale e non soltanto agli addetti al lavoro con un prodotto da una forte personalità, per una svolta nel mondo degli accessori uomo».
Al Pitti la nuova linea «Thomas Mason Accessories» arriva dopo una capsule acquistata in esclusiva da Barney’sa New York e da Brian &Barry, in vendita dal prossimo agosto: «Si tratta di accessori realizzati artigianalmente, tutti tessuti Albini, in particolare i cotoni egiziani di altissimo livello Giza 45 e Giza 87, oltre all’uso del lino di Normandia. E poi non manca per esempio il denim doppio ritorto, molto moderno e giovane» specifica Albini, che sottolinea anche i target di riferimento di questo prodotto: «Gli amanti del vestire bene, che già conoscono lo stile ricercato dei tessuti di Thomas Mason, marchio con una lunga storia che parte in piena rivoluzione industriale inglese nel 1796, da sempre capace di vestire l’élite. E poi i giovani, che possono così riscoprire l’abbigliamento classico con un tocco moderno e soprattutto l’accessorio cravatta che ha decisamente bisogno di rinnovarsi».
Fantasie inusuali, quindi, fuori dagli schemi proprio come lo stand che Albini proporrà al Pitti, al Padiglione Centrale, che catturerà sicuramente l’attenzione: «Nei toni scuri e grigi di una Londra fuligginosa, sbucano papillon e cravatte iper colorate - anticipa Silvio Albini -. Un vera e propria pioggerellina dai toni accesi e divertenti».
E la collezione arriva in un periodo importante per l’azienda: «Stiamo seguendo un percorso importante di comunicazione dei nostri marchi in una fase storica di rilievo». Il bilancio 2013 sarà approvato a metà mese: «Ma posso già dire che è in linea con il 2012, assestandosi poco sopra i 129 milioni di euro: i primi mesi sono stati difficili e sotto le nostre aspettative, poi la ripresa» continua Silvio Albini. E il 2014? «Questi primi mesi sono iniziati meglio di quelli del 2013, grazie in particolare al mercato Usa e all’Europa che si è ripresa. Tiene l’Italia anche se questa epoca è turbolenta e imprevedibile e il tasso di cambio dell’euro resta ancora troppo elevato». E aggiunge: «In Italia ormai abbiamo già toccato il fondo, ora non ci resta che ripartire: sicuramente è cresciuta la fiducia, con il turismo che è un’importante risorsa per il nostro Paese. Da non dimenticare il nostro piano di investimenti triennale di 22 milioni per quanto riguarda i siti industriali».
E dopo gli accessori Albini pensa ad estendere la collezione? «Niente camicie, questo è sicuro - e sorride -. Ma coi nostri tessuti perchè no. L’importante che sia qualcosa di divertente, come questa linea. Per abituarsi sempre di più a una moda che non metta l’uomo in divisa».
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