Coni gelato per tutta Europa
75 anni per l'Ostificio Prealpino

Più che la crisi, il business dei gelati teme il meteo. E se a raccontarlo è Angelo Minetti, amministratore di Ostificio Prealpino, l'azienda produttrice di coni e cialde che si avvia al traguardo dei 75 anni, c'è da credergli.

Più che la crisi, il business dei gelati teme il meteo. E se a raccontarlo è Angelo Minetti, amministratore di Ostificio Prealpino, l'azienda produttrice di coni e cialde che si avvia al traguardo dei 75 anni, c'è da credergli.

«In realtà - spiega Minetti - il mercato, pur in un difficile contesto economico, non ha subito grossi contraccolpi in questi ultimi anni, anzi abbiamo registrato dei costanti incrementi, in tutta Europa. A salvarci è l'appeal del gelato artigianale italiano che piace sia ai Paesi emergenti che a quelli con un turismo consolidato. All'estero contano soprattutto sulla nostra qualità e sulla costante capacità di innovazione». Condizioni metereologiche permettendo (Angelo Minetti ricorda ancora quando il papà Franco, fondatore nel 1938 dell'azienda di via Orelli in città, scrutava il cielo ogni mattina per capire come sarebbe andata la vendita dei gelati «e tutto sommato è ancora così», puntualizza) l'Ostificio Prealpino continua ad andare a gonfie vele. Certo con qualche novità. «La famiglia di mio padre - continua Minetti - all'inizio del '900 era proprietaria di forni che servivano grosse comunità come ospedali e caserme. La scelta coraggiosa di mio padre è stata di applicare quanto imparato in un settore molto specialistico, coni e ostie per torroni. All'epoca è stata una bella scommessa. E oggi l'azienda è ancora lì solo che allora era l'estrema periferia cittadina, adesso quasi pieno centro».

Abbandonata la produzione di ostie, l'Ostificio Prealpino (impresa artigiana che compresa la manodopera stagionale non supera le 16 unità, quasi tutta al femminile) sforna qualcosa come 700 mila coni al giorno nel periodo che va da febbraio a settembre. Il segreto del successo è puntare alla «personalizzazione» del prodotto: ogni cono ha un proprio impasto, ogni miscela viene realizzata seguendo protocolli legati alla tradizione. «Gli stampi sono di nostra invenzione - continua Minetti - e alcuni nostri formati hanno avuto oltre una ventina di imitazioni».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 17 marzo

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